I recenti nuovi governi in Australia ed
in Italia mettono in allarme l'industria
sportiva di queste nazioni.
In Sydney si lavora per le prossime
Olimpiadi (settembre 2000). Il partito
liberale rieletto all'inizio di ottobre per
un secondo mandato consecutivo parla
di rivoluzionare l'ordinamento tributario:
abbassare le aliquote delle imposte
sul reddito ed introdurre in cambio
una tassa sui consumi, una sorta di
Iva. L'operazione comporterebbe per
il Comitato organizzatore dei Giochi
Olimpici (socog) un aggravio di costi
pari a 200milioni di dollari australiani
(circa 240 miliardi di lire).
E non è finita. Il Socog vuole vendere
9 milioni di biglietti (il 60% della disponibilità
complessiva) in Australia, un
Paese di 18 milioni di abitanti. La maggiorazione
di prezzi potrebbe rendere
impossibile il già difficile obiettivo degli
organizzatori. Il Cio chiederà prossimamente
al neo ministro delle finanze di
fare un'eccezione per i Giochi.
In Italia per esempio durante i
Mondiali di calcio del 1990 l'aliquota
della imposta sugli spettacoli venne
dimezzata (dall'8 al 4%).
E l'incerto destino proprio di questo
tributo (oggi al 9%), la cui possibile
abrogazione nel prossimo gennaio era
stata annunciata la scorsa estate dall'allora
ministro Veltroni, sta preoccupando
il mondo sportivo. Non si tratta
dell'unico interrogativo.
Ci si domanda quale fine abbia fatto
il "disegno di legge Veltroni", quello
che doveva passare alla storia come la
legge-quadro dello sport dilettantistico
attesa dal 1982; fra le misure previste
l'estensione del regime fiscale agevolato
ai sodalizi con ricavi fino a 360 milioni
(oggi il limite è fermo a 128) e quello dei
rimborsi spese "esentasse" anche a chi
organizza lo sport (segretari, dirigenti e
collaboratori in sede).
Emendamenti ad alto rischio di evasione
che Veltroni aveva fatto digerire al
premier, insieme con il colpo di spugna
sull'obbligo di contribuzione dei club
sportivi alla spesa domenicale della
sicurezza negli stadi, previsto nella stesura
originaria della Legge Finanziaria
1999.
Nel complesso una eredità non facile
per il neo ministro dei beni culturali
con delega allo sport, signora Giovanna
Melandri.