E’ passato quasi inosservato il recente
annuncio del progetto di riorganizzazione
aziendale del club calcistico capitolino
della Lazio di Sergio Cragnotti.
A quanto è dato a sapere (poco)
l’attuale struttura societaria verrebbe
scomposta in quattro rami d’azienda,
gestiti ciascuno da una società specializzata:
- all’odierna Società Sportiva Lazio
spa l’attività meramente sportiva (titolo
e parco calciatori);
- alla S.S. Lazio Real Estate srl (da costituire)
il patrimonio immobiliare presente
(centro sportivo di Formello) e futuro
(stadio Olimpico al 50% o nuovo?);
- alla S.S. Lazio Trading srl (da costituire)
tutti i diritti di immagine (stampa,
radio-televisione, internet ed umts...);
- alla Blueleven srl (da costituire) l’intero
settore commerciale presso i punti
vendita di materiale promozionale,
gadget, magliette... .
Una iniziativa che, se portata a compimento,
meriterà di essere studiata per
i numerosi risvolti societari, giuridici e
finanziari ad essa collegati. La famiglia
Cragnotti, attraverso un labirinto
societario, detiene la maggioranza del
capitale del club e quindi l’operazione
dovrebbe concretarsi. Come reagirà
allora la Borsa di fronte a quello che
appare come uno smembramento della
attuale società quotata? Questo sarà il
punto chiave, perchè gli addetti ai lavori
di Piazza Affari concordano su:
a) la volatilità dei titoli calcistici può
essere mitigata con la presenza in bilancio
di beni patrimoniali immobiliari (stadio
in testa);
b) l’handicap degli elevati oneri di
manodopera deve essere assorbito
dalla gamma di ricavi connessi alla partita.
Ora spogliando il club di parte di quei
valori attivi (asset), che cosa rimarrà in
mano ai possessori del titolo S.S. Lazio
spa? Essi si ritroveranno una fetta delle
altre tre società, considerato che il loro
capitale sarà con molta probabilità partecipato
dalla Spa calcistica. Ed allora
che cosa cambia? Perchè questo “doppio
sdoppiamento”? Diciamo che le tre
nuove entità, ammortizzati i costi di
impianto e liberate dal pernicioso costo
del personale, potrebbero raggiungere
uno stato di redditività costante. Una
condizione che potrebbe a quel punto
attirare dei partner commerciali e
soprattutto degli investitori immobiliari
(stadio) che non desiderano tuttavia
essere coinvolti nei rischi di un club
calcistico (vedi Fiorentina).
Insomma una nuova sfida per Sergio
Cragnotti, che potrà risultare simpatico
od antipatico, competente o meno
di pallone, ma al quale non si può
negare il merito di aver tentato di
“aziendalizzare” il calcio in tutti i modi.