Per programmare con continuità dei
validi sciatori e sciatrici occorrono le
montagne ed i ghiacciai. L'Italia ne è
discretamente fornita, eppure nella particolare
classifica delle nazioni alpine
dello sci essa da tempo perde colpi.
Sponsor e network tv hanno voltato
le spalle, la federsci al pari delle consorelle
è "vittima" degli scommettitori
in fuga verso altri giochi, ed anche
nell'esercito sembrano essere arrivati i
tempi delle vacche magre.
Morale: si spera in qualche miracolo.
Ora ci sono alcune verità:
a) a livello internazionale lo sci alpino
tradizionale deve fare i conti con
le nuove mode e tecniche di vivere la
montagna e di scenderne le pendici,
che fanno tendenza ed audience nelle
nuove generazioni;
b) i costi di investimento in una carriera
sciistica della prole per una famiglia
italiana media sono troppo elevati
rispetto ai montepremi in palio delle
competizioni dei senior.
I montepremi li alzi con i diritti
tv. Questi li ottieni se c'è audience.
L'audience c'è in presenza di spettacolo.
Allora l'idea è quella di "privatizzare"
il circuito: non corrono più le nazioni,
ma un giro ristretto di scuderie che si
spartiscono i migliori atleti.
Una sorta di campionato tipo motomondiale,
con il rischio tuttavia che
senza un Valentino Rossi della neve
l'Italia non si desta. E si ritorna da capo.
A parte questa ipotesi, che dipendente
dalla federsci internazionale, i
casi sono due:
1) attesa del miracolo;
2) statistiche alla mano, se nei distretti
alpini della Penisola la crescita dell'economia
è direttamente proporzionale a
quello del movimento agonistico della
neve, allora si investa a livello di bilanci
regionali, cercando prima di tutto di
uniformare le normative in materia fra
regioni autonome e non. In altre parole
Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia,
Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli
Venezia Giulia fanno una Austria? Sì,
allora trovino il modo di mettere tutte
insieme 10miliardi di lire annui per un
programma pluriennale di formazione
e specializzazione della professione
sciistica. D'altronde in un futuro dove
alcuni sport potrebbere essere finanziati
sempre più con soldi pubblici ben
vengano, dove ve ne sono gli estremi,
queste forme di regionalizzazione della
spesa in base alla ricaduta economica
diretta sul territorio.