Ilaria Casavere 4I
GIUSEPPE GARIBALDI
Giuseppe Garibaldi nasce il 4 luglio del 1807 a Nizza. I suoi genitori, Domenico e Rosa, entrambi di origine ligure, erano rispettivamente un commerciante marittimo ed una casalinga.
Garibaldi era un giovane che, influenzato dal Romanticismo in voga all’epoca, amava fantasticare, ed è per questo motivo che scelse come mestiere quello del marinaio visto che gli permetteva di viaggiare per tutto il Mediterraneo. Nel 1832, a 25 anni, Garibaldi diventa capitano di una nave mercantile ed entra in contatto con le idee repubblicane e patriottiche di Giuseppe Mazzini.
Alla fine del 1833 si arruola nella marina del regno di Sardegna con uno scopo ben preciso, ovvero prendere parte ad un ammutinamento e suscitare in questo modo una rivoluzione repubblicana a Genova e poi in tutto il regno di Sardegna, ma non riesce nel suo intento e viene condannato a morte.
Nel settembre del 1835 si imbarca per Rio de Janeiro, e rimarrà in Sud America per ben 12 anni, dal 1836 al 1848. In questi anni il continente americano stava attraversando un intenso periodo di rivolte, le quali avranno un forte impatto sulla carriera di Giuseppe Garibaldi . A Rio, Garibaldi trova una folta comunità di commercianti liguri seguaci degli ideali rivoluzionari e patriottici, e decide quindi di partecipare alle vicende politiche del Brasile, arruolandosi come capitano volontario di un’imbarcazione della Repubblica di Rio, dove era in corso una rivolta democratica e secessionista. Garibaldi in seguito farà tesoro dell’esperienza acquisita, nonostante le ferite, le torture e la perdita di amici. A Laguna, città conquistata dai ribelli, conosce la diciottenne Anna Maria Ribeiro da Silva che sposerà in Uruguay nel 1842. Nel 1841, infatti, dopo la nascita del suo primo figlio, Garibaldi si è dovuto incamminare verso l’Uruguay perché le cose in Brasile iniziavano a mettersi male.
(Anita Garibaldi)
Arriva a Montevideo nel giugno del 1841, e lì si inserisce nella comunità italiana della città, fortemente influenzata dalle idee di Mazzini. Nel 1842, su richiesta del governo di Montevideo, torna al comando di tre imbarcazioni, stavolta uruguaiane, per una nuova guerra di liberazione contro Juan Manuel de Rosas, dittatore dell’Argentina. Dopo aver subito una serie di sconfitte, nel 1843 Giuseppe Garibaldi decide di organizzare a Montevideo un comando composto da soli connazionali, la Legione italiana. La sua fama, grazie ad una eroica vittoria a San Antonio del Salto nel 1846, inizia a raggiungere l’Europa dove si comincia chiamarlo “L’eroe dei Due Mondi”.
È in questo periodo che Garibaldi inizia a pianificare il ritorno in Italia: nel 1847 ottiene l’incarico di difendere Montevideo, ma il suo reale obiettivo è quello di disimpegnarsi dal suo ruolo in Uruguay e di prendere contatti con l’ambasciatore del papa Pio IX per potersi mettere a sua disposizione. L’offerta non viene accolta, ma nonostante questo si imbarca con Anita ed i figli, oltre che con circa 70 legionari, verso l’Italia.
Il 21 giugno del 1848 raggiunge Nizza. In questo periodo era in corso la guerra tra Austria e Piemonte (prima Guerra d’Indipendenza). Garibaldi offre i propri servigi a Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, che però rifiuta il suo aiuto a causa del suo passato (era stato condannato a morte).
Garibaldi decide allora di agire autonomamente: a marzo si reca a Milano, ancora sotto il dominio austriaco, dove si era formato un governo provvisorio lombardo, il quale gli affida il comando di 1500 volontari, ma il 9 agosto dello stesso anno, Carlo Alberto firma un armistizio con gli Austriaci, deludendo i patrioti a Milano. A questo punto gli austriaci danno la caccia a Garibaldi , egli è quindi costretto ad andare in Svizzera, dove si sistemerà per un po’ con Anita ed i suoi figli. Alla fine del 1848 papa Pio IX fugge da Roma minacciato dalle forze liberali degli stati papali ,i quali stavano dando vita alla Repubblica Romana, e Garibaldi, in occasione di questo evento, si trova a Roma con la sua Legione. Nel momento in cui viene proclamata la Repubblica, nel febbraio del 1849 Giuseppe Garibaldi viene eletto deputato dell’Assemblea Costituente.
Su sollecitazione del papa, l’esercito francese interviene per abbattere la Repubblica e raggiunge Roma ad aprile: ci sarà in questo periodo uno scontro tra i francesi e Garibaldi, che voleva difendere la città, presso il Gianicolo. Nel luglio del 1849 l’esercito francese ottiene la vittoria e Garibaldi è costretto a ritirarsi verso il nord, passando per San Marino. Lo stesso anno, il 4 agosto, perderà anche la moglie.
Nel 1854 si allontana definitivamente dalle posizioni mazziniane e decide di appoggiare i Savoia, convinto che la dinastia Sabauda possa dare un appoggio più concreto e realistico per ottenere l’unità d’Italia, divenuto un suo obiettivo. La sua attività da patriota riprende nel 1858, anno in cui il regno di Sardegna prepara una nuova offensiva contro l’Austria (seconda guerra d’Indipendenza). Il conte di Cavour, primo ministro della monarchia piemontese, era ben consapevole di come Giuseppe Garibaldi avrebbe attratto i patrioti democratici, e quindi lo vuole nel ruolo di generale sardo, al comando dei Cacciatori delle Alpi. La conseguenza immediata fu un afflusso di 3600 volontari. Garibaldi , nonostante l’ostilità dei militari piemontesi, ottenne una serie di successi contro l’Austria, vincendo a Varese, Como, e riuscendo a raggiungere la frontiera del Tirolo: il Piemonte aveva ormai conquistato la Lombardia.
Nel maggio del 1860 ha inizio la Spedizione dei Mille, partendo con la conquista di Napoli e della Sicilia. La spedizione dei Mille inizia il 6 maggio a Genova, da dove gli uomini di Garibaldi raggiungono Marsala l’11 maggio. In nome di Vittorio Emanuele II, Garibaldi si proclama “dittatore della Sicilia”. Ad aiutarlo c’è un’insurrezione popolare: la speranza dei contadini siciliani era che sarebbero finalmente stati liberati dal feudalesimo e dalla schiavitù. Garibaldi entra poi a Napoli, proclamandosi “Dittatore delle Due Sicilie”.
Vengono indetti dei plebisciti in Sicilia e a Napoli che siglano l’approvazione popolare delle operazioni militari. Quando Garibaldi incontra finalmente Vittorio Emanuele II, è lui stesso a salutarlo come re dell’Italia unita.
Nel 1862 recluta una nuova armata rivoluzionaria contro gli Stati Pontifici per abbattere una volta per tutte il potere temporale del papa. Il governo italiano non voleva compromettersi con la Francia, quindi impiega l’esercito regolare per intercettare e fermare Garibaldi che il 29 agosto, nella celebre Battaglia dell’Aspromonte, in Calabria, viene ferito al malleolo destro rimanendo zoppo per il resto della vita. Garibaldi si consegna all’esercito, mentre l’opinione pubblica iniziava a criticare aspramente il ruolo ambiguo del re d’Italia: Garibaldi verrà rimesso in libertà il 22 ottobre. Nonostante tutto, Garibaldi torna a combattere per l’Italia nel 1866 in occasione della terza guerra d’Indipendenza, e ottiene il comando indipendente di un corpo di volontari in Tirolo. La campagna è un successo: l’Italia riesce a conquistare il Veneto, ma manca ancora Roma. Nel 1867, Garibaldi torna al comando di una nuova spedizione verso gli Stati Pontifici, supportata dal re d’Italia in segreto. L’intervento della Francia è però determinante, e Garibaldi viene sconfitto a Mentana il 3 novembre 1867. Soltanto alla caduta dell’Impero di Napoleone III (4 settembre 1870), l’Italia prenderà finalmente Roma (20 settembre 1870).
Nell’ultima fase della propria vita, Giuseppe Garibaldi sviluppa posizioni pacifiste: la propria esperienza gli aveva insegnato che le guerre spesso non sono il modo migliore per ottenere risultati. Muore a Caprera il 2 giugno del 1882.
Fonti: studenti.it
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