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https://www.historyextra.com/period/victorian/queen-victorias-children/

https://www.sheknows.com/entertainment/articles/1137706/things-to-know-about-prince-albert-queen-victoria

https://www.vanillamagazine.it/alberto-di-sassonia-il-marito-di-vittoria-fu-innamorato-soltanto-del-potere/


 

La regina Vittoria odiava i bambini, specialmente i neonati che si muovevano “come delle piccole ranocchie” e che necessitavano di essere allattati, cosa che la regina reputava ripugnante e animalesca. Nonostante abbia infatti dato alla luce nove eredi, non si abbassò mai ad allattarli, giustificandosi con il fatto che questa azione era tipica solo di una mucca e lei non si reputava una mucca.

E’ probabile, però, che l’avversione per i bambini tipica di sua maestà sia stata causata anche dalla sovrapposizione durante il periodo delle prime gravidanze con avvenimenti spiacevoli per la stessa regina: mentre, infatti, era incinta della primogenita Vittoria, subì insieme all’amato marito Alberto un attentato che lasciò entrambi indenni nel fisico, ma che segnò profondamente dal punto di vista psicologico la sovrana.

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Di Franz Xaver, ritratto della famiglia reale

In occasione della nascita del principe Leopoldo, inoltre, la regina cadde al centro di un’accesa polemica dovuta all’utilizzo da parte di sua maestà di anestetici durante il parto: la chiesa anglicana richiamò l’attenzione sulla maledizione biblica che obbligava la donna a espiare il peccato originale con il dolore del parto, maledizione che la regina si era permessa di evitare con l’ausilio della medicina.

Insomma, a Vittoria non piacevano i bambini e non era neppure particolarmente affezionata agli adolescenti, seppur affermasse che poteva perlomeno tollerare questi ultimi instaurando un dialogo.In ogni modo  si può affermare sia passata alla storia anche come nonna d’Europa a causa dei numerosi eredi che presero posto in ogni famiglia reale più influente dell’epoca, diffondendo i geni della grande imperatrice a tutto il continente (tant’è che a breve una buona parte di tali famiglie reali avrebbe avuto a che fare con neonati emofiliaci; dell’emofilia era infatti portatrice sana proprio Vittoria).

Il vero grande amore della regina quindi fu il marito (e cugino) Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, secondogenito del duca Ernesto I di Sassonia-Coburgo-Gotha e di Luisa di Sassonia-Gotha-Altenburg, con il quale si sposò il 10 febbraio del 1840 nella Cappella Reale di St. James’s Palace. Alberto, pur essendo stato educato in un regime di estrema semplicità, aveva ricevuto un’ottima educazione, dandone prova in più occasioni durante la sua vita da principe consorte.

Inizialmente emarginato dall’alta società inglese per la sua timidezza e l’origine belga, Alberto riuscì però ben presto a guadagnarsi la fiducia della nobiltà e una posizione di tutto rispetto in quanto principale consigliere della regina, che permise tra l’altro il riavvicinamento di Vittoria all’anziana madre.

Diversamente da quanto si potrebbe credere, questo non fu un matrimonio di convenienza tra nobili sconosciuti, ma una breve e intensa storia d’amore. In merito al primo incontro tra i futuri consorti, suggellato da un particolarissimo dono dal principe tedesco, un pappagallino, si legge nel diario della sovrana

18 maggio 1836, sera

«Alberto è bellissimo. Ha i capelli del mio stesso colore, gli occhi grandi e azzurri, il naso stupendo, una bocca dall’espressione dolcissima e bei denti. Ma quello che più mi attira della sua fisionomia è l’espressione, che è incantevole».

Questi incontri furono voluti specialmente dallo zio di Alberto, il re Leopoldo del Belgio, che mirava a un’utilissima influenza presso il trono di Inghilterra, influenza che si sarebbe potuto facilmente garantire con il matrimonio tra la regina e il nipote.

Alberto, almeno inizialmente, si dice che non fosse particolarmente attratto dalla futura imperatrice; e il famoso compositore Wagner scrive in merito a sua maestà:

“… La cugina non è certo una gran bellezza, a stento arriva al metro e mezzo, è piuttosto robusta e ha un naso importante che tende al rubizzo”

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1840, matrimonio tra Vittoria e Alberto

Il 10 ottobre 1839 i futuri sposi hanno finalmente l’occasione di un secondo incontro: i consiglieri della regina la mettono in guardia dal muoversi troppo affrettatamente, il principe non vuole invece perdere tempo in un affare che forse si concluderà o forse no. Vittoria deve essere rapida nella sua scelta e dopo cinque giorni di divertimenti condivisi, fa la sua mossa e si propone ad Alberto: contrariamente alle tradizioni, era infatti impensabile che fosse l’uomo, essendo di rango più basso, a chiederne la mano.

La visione del cugino aveva acceso il desiderio fisico della regina

«È meraviglioso con addosso quei pantaloni bianchi sotto ai quali non porta niente»

scrive maliziosa nei suoi diari.

In merito alla proposta si legge, invece:

«Gli dissi che non ero affatto degna di lui. Alberto mi rispose che sarebbe stato felice di passare la vita con me. Lo amo, lo amo più di quanto non sappia dire».

A lungo prima e in parte anche dopo il matrimonio circolarono false voci sulla presunta frigidità di Alberto, smentite dalle parole dei diari di Vittoria:

10 Febbraio 1840, sera delle nozze

«Non ho mai trascorso una serata così. Mio adorato Alberto… Il suo amore estremo mi ha travolta. Mi ha presa tra le sue braccia e mi ha baciato ancora e ancora… Questo è il giorno più bello della mia vita».

L’amore che ha travolto la sovrana arriverà anche per lui, ma solo in seguito, e le prime tracce di questa passione nascente si ritrovano in una lettera del 1844:

«Mentre ti scrivo sarai a colazione e troverai un posto vuoto accanto a te. Il mio posto nel tuo cuore, però, spero non sia vacante»

La felicità idilliaca in cui Vittoria e Alberto hanno vissuto per vent’anni è distrutta il 14 dicembre 1861 dalla morte di Alberto avvenuta di notte tra dolori indicibili forse a causa del tifo o di un tumore allo stomaco. Vittoria lo raggiungerà solo quarant’anni più tardi, nel 1901, anni durante i quali non tolse mai le vesti del lutto. A lungo la regina cessò inoltre di apparire in pubblico, essendo caduta anche in una profonda depressione, e, per altro, in alcune biografie si legge che si ostinò anche ad ordinare che ogni giorno venisse scaldata l’acqua nella ciotola da barba che era solito usare il principe: tutto ciò valse a Vittoria, tra l’altro, l’appellativo di Vedova di Windsor.

Anche la sepoltura della sovrana porta il segno dell’amore vissuto per il consorte: nel feretro, infatti, l’imperatrice stringe nella mano destra il calco di quella di Alberto, calco che la regina ebbe con sé anche tutte le notti dalla morte del marito fino alla sua propria dipartita.

I due nobili sposi cercarono sempre di vivere il loro amore all’insegna della fedeltà, poiché entrambi avevano avuto un’infanzia difficile in parte causata proprio dei rapporti intrattenuti al di fuori del matrimonio dai rispettivi genitori.

Vittoria aveva perso il padre quando ancora aveva pochi mesi di vita e avrebbe, per questo, cercato sempre figure paterne. Inoltre sua madre e il suo amministratore nonché amante tentarono fino a che non ricevette la corona di dominarla psicologicamente, sperando di accedere alla Reggenza.

La madre di Alberto, invece, non sopportando più le ripetute infedeltà del marito, aveva cercato consolazione nel ciambellano di Corte, il barone von Mayern. Quando Alberto aveva cinque anni i genitori divorziarono, la madre sposò l’amante e lui non la rivide più. Alcuni arrivarono a ipotizzare che egli stesso potesse in realtà essere figlio illegittimo della coppia clandestina.

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Il dipinto Segreto della regina Vittoria commissionato da Alberto

Insomma, Alberto e Vittoria non volevano certamente un matrimonio come quello dei loro predecessori, perciò decisero di costruire un solido rapporto e per farlo iniziarono da un’intensa e appagante vita sessuale, descritta con innumerevoli particolari e dettagli nei diari privati della regina. Eppure bisogna ricordare che si trattava pur sempre della coppia reale, con un’immagine da proteggere e comportamenti sconvenienti da evitare. Dunque, quando il principe richiese a Vittoria un prolungamento di due giorni della loro luna di miele, una “beatitudine oltre ogni immaginazione” come lei stessa l’aveva definita, ella rispose

«Dimentichi, mio carissimo amore, che io sono la sovrana e che il lavoro non si ferma ad aspettarmi»

 

La passione e l’irresistibile desiderio che animava i coniugi si venne a esprimere dunque tramite l’arte, la musica e il teatro. Vittoria e Alberto si offrivano reciprocamente in dono opere d’arte a suggellare la loro devozione eterna l’una nei confronti dell’altro.

Per i suoi 24 anni lui ricevette il Dipinto Segreto della regina Vittoria, da appendere nel suo spogliatoio come “quadro preferito del mio caro Alberto”: lei in déshabillé, appoggiata a un cuscino cremisi, i capelli sciolti, le spalle nude, in una posa molto intima e seducente.

 

 

 

 

Per i 23 anni di Vittoria, lui fece fare dallo scultore prussiano Emil Wolf una statua in marmo di se stesso raffigurato come guerriero greco, con un gonnellino corto, gambe nude e la consorte nuda appoggiata sulla corazza.

Demi parure del 1843

Di particolare interesse sono anche le parure e gioielli vari disegnati da Alberto nel corso della vita matrimoniale e dedicati alla moglie, grande estimatrice delle creazioni del principe, che era solita indossarli pubblicamente. Tale produzione ebbe inizio con una romantica spilla realizzata in occasione del fidanzamento, seguita da un celeberrimo diadema di diamanti e zaffiri del 1840, ma il progetto forse più ambizioso del principe belga venne ideato nel 1843: una demi parure, ovvero un insieme costituito da un collier, formato da nove enormi smeraldi circondati da diamanti, una spilla e un paio di orecchini con smeraldi ovali, completata nel 1845 con un diadema, ancora una volta realizzato su disegno dello stesso principe. L’opera fu tanto apprezzata da Vittoria che indossò tali gioielli anche al battesimo del figlio Alfredo e durante la posa per alcuni ritratti ufficiali della famiglia reale.

 

 

 

 

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Albert Memorial, Londra

L’arte, in tutte le sue forme, fu dunque un importante punto di contatto per Vittoria e Alberto, mecenati per oltre quattrocento produzioni artistiche di vario genere, acquistate e collezionate nei ventuno anni di regno condiviso. Ed è proprio all’arte che la sovrana assegna una parte del suo dolore di vedova, commissionando la creazione di un sarcofago monumentale ricavato dal più grande blocco di granito allora presente in Inghilterra (nel quale sarebbe poi stata sepolta anche lei) e numerosi altri memoriali per il marito (oltre un centinaio sparsi per tutto il Commonwealth) tra i quali i più celebri sono il Royal Albert Hall e l’Albert Memorial, entrambi a Londra.

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John Brown

Seppur dolcemente tragica, la figura della Vedova di Windsor non era certo il personaggio più adatto a guidare una nazione né, tanto meno, un impero coloniale come quello inglese. Perciò le regina fu spinta alla ricerca di qualche svago che ella individuò in John Brown, un tempo valletto di Alberto. Di origini scozzesi, era un uomo di animo selvaggio e un ubriacone, ma divenne il cameriere personale di Vittoria e suo amante.  All’epoca si vociferò addirittura su un possibile matrimonio segreto e un figlio nato in Svizzera e tenuto nascosto all’opinione pubblica. Del giudizio di Vittoria in merito alle critiche che le giungevano specialmente dai repubblicani non si conosce molto, ma sempre grazie ai commenti scritti sui suoi diari privati sappiamo che in un certo modo l’imperatrice individuava una familiare e consolatrice somiglianza tra Brown e il suo amato Alberto. Per la sua sepoltura dispose che nella mano sinistra, in opposizione al calco nella destra, venisse posto un ciuffo dei capelli dello scozzese. In privato Vittoria scrisse riguardo a Brown

“L’amico più caro, che nessuno in questo mondo potrà mai sostituire”

 

Col tempo, però, gli svaghi divennero sempre più numerosi e gli appetiti sessuali della regina non diminuirono neanche con l’avanzare degli anni. Parallelamente, infatti, la regina visse anche un idillio romantico con il primo ministro Benjamin Disraeli. Entrambe queste relazioni ebbero termine con le morti degli amanti, avvenute rispettivamente nel 1883 e 1881.

L’insaziabile vita sessuale di Vittoria si concluse all’età di sessantotto anni con la torbida relazione intrattenuta con Abdul Karim, servitore indiano, promosso a segretario e presto rivelatosi spia indiana, al quale però la sovrana diede sempre la sua fiducia, nonostante fosse stato sospettato anche di alcuni furti a palazzo.

 

Fonti

http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201003articoli/53642girata.asp
https://www.vanityfair.it/people/mondo/2018/07/31/grandi-amori-vittoria-alberto-re-belgio-cugini-predestinati-storia-gossip
https://flavorsuitcase.com/la-regina-vittoria-lamore-alberto-riflesso-nellarte/2018/02
https://www.altezzareale.com/2018/08/28/tutti…e…/diademi-reali-a-kensington-palace/
http://www.wuz.it/appunti-scuola/6087/Regina-Vittoria.html

ARTICOLO REDATTO DALLA ALLIEVA TARDITI SIRIA DELLA CLASSE V A DEL LICEO CLASSICO