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https://www.studenti.it/kierkegaard-biografia-opere.html


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Søren Kierkegaar nacque in Danimarca nel 1815 e condusse una vita priva di eventi particolari, però conoscere la sua biografia è essenziale per poter cogliere la sua elaborazione teorica. Il padre fu centrale nella sua formazione, lo educò a un rigido rispetto per la religione e così facendo lo avvicinò al luteranesimo. Proprio per questo si iscrisse alla facoltà di teologia, sperando di diventare pastore, ma non decise mai di seguire questa professione. Questa sua indecisione non caratterizzò solamente i rapporti con la famiglia e la sua attività di scrittore, ma anche la sua vita amorosa. La sua vita fu segnata da una spiccata vena malinconica e da un grosso senso di colpa: il filosofo pensava di aver ereditato dal padre una grossa maledizione divina causata da una “grave colpa”. Infatti il padre, dopo aver perso prematuramente la moglie e cinque dei sette figli, credeva di essere caduto vittima di una maledizione, secondo cui avrebbe visto morire tutti i suoi figli. Le colpe di tale destino erano quelle di aver maledetto Dio incolpandolo della sua misera vita di pastorello e di aver sposato, pochi mesi dopo la morte della prima moglie, la domestica (futura mamma di Søren ). Si pensa che Søren abbia mandato a monte il suo fidanzamento con Regina Olsen per non vedere ricadere questa maledizione anche sui suoi figli.

 

TIMORE E TREMORE

Timore e tremore è una delle sue principali opere, pubblicata nel 1843 con lo pseudonimo di Johannes de Silentio. Il titolo, secondo uno dei principali studiosi di Kierkegaard, fa riferimento a una frase tratta dalla Seconda lettera ai Corinzi di Paolo: «E i suoi teneri affetti sono più abbondanti verso di voi, mentre ricorda l’ubbidienza di tutti voi, come l’abbiate ricevuto con timore e tremore». Raccontando del sacrificio di Isacco, fatto da Abramo, ha l’occasione per discutere sui problemi fondamentali della filosofia morale e della teologia, come: la natura di Dio, la fede e la difficile impresa di essere veri cristiani.

Grazie a un passo biblico, noi sappiamo che Isacco è stato un dono di Dio, un miracolo arrivato proprio quando Abramo e la moglie Sara non erano più in età di poter procreare. Abramo oltre a provare gioia per un figlio, sa che questo gli garantirà una discendenza numerosa quante sono le stelle in cielo. Un giorno però, Dio decide di mettere alla prova la fede di Abramo e gli ordina di recarsi nel monte Moriah per sacrificare Isacco. Lui obbedisce e si prepara al terribile gesto che se, portato a termine, andrà contro alla promessa della discendenza fatta da Dio. Arrivato a destinazione, Abramo lo pone sull’altare e mentre si appresta a compiere l’azione sente la voce di un angelo del Signore che lo ferma stringendo la sua mano con il pugnale. Quindi Isacco non viene sacrificato e Abramo riavrà suo figlio per la seconda volta.

  • PREFAZIONE

Il filosofo cristiano precisa che non si considera un filosofo ma solo come uno «scrittore dilettante», prevede che la sua sorte sarà quella di essere del tutto ignorato in un mondo di sapienti che già conoscono tante cose più di lui. 

  • ATMOSFERA

Narra di un uomo che aveva ascoltato la storia di Abramo quando era più giovane, con il passare del tempo egli tenta di comprenderla, ma più va avanti e più se la dimentica. Successivamente vengono presentate quattro storie con diverse interpretazioni che potevano rappresentare il modo in cui si sarebbe svolta la storia reale. Queste incominciano tutte con “era mattina presto” per mettere in contrapposizione la luce del mattino con le tenebre, e terminano tutte con una metafora inerente allo svezzamento.

  • Storia prima

Abramo si finge pazzo e parla con il figlio dicendogli quello che stava per fare, mentre nel racconto originario non parla. Per lo svezzamento, la madre si tinge il seno di nero per allontanare il figlio.

  • Storia seconda 

In questa storia Abramo invecchia, nel racconto della Genesi viene invece descritto sempre giovane e gioioso grazie all’amore di Dio. Nell’ultima parte il figlio è ormai grande e deve staccarsi dal seno della madre.

  • Storia terza

Abramo chiede scusa a Isacco per il gesto di sacrificare quello che gli stava più a cuore, suo figlio. Egli chiede anche scusa a Dio per averlo ascoltato.  Per quanto riguarda la metafora sulla madre, essa soffre nel momento in cui deve affrontare il gesto dello svezzamento, ma non è necessario perché ha potuto godere dell’amore del figlio (la stessa cosa dovrebbe fare il padre).

  • Storia quarta

Isacco,una volta tornato a casa, perde la fede per quello che aveva visto ma nessuno ne fece mai più parola.  Nella metafora conclusiva egli dice che, una volta che la madre abbandona il figlio, deve dargli un nutrimento più forte perché questo non muoia.

  • ELOGIO AD ABRAMO 

Definisce Abramo il più grande di tutti per tre motivi: in relazione a quanto ha amato Dio; rispetto alla grandezza con cui ha combattuto; rispetto alla sua capacità di credere. Dunque egli credette che sarebbe stato probabilmente restituito in questo mondo e non in un altro. Subito dopo vuole mettere in risalto il gesto di Abramo nelle diverse storie: dubita che gli possa essere restituito suo figlio,quindi decide di immolare se stesso e spera di essere ammirato dal mondo; nella seconda storia egli tentenna e proprio nel momento in cui alza il coltello vede un’ ariete.  Se l’avesse sacrificata al posto di Isacco, il suo ritorno sarebbe stato una specie di fuga. Introduce in questo modo la differenza  tra il cavaliere della fede e il cavaliere della rassegnazione infinita, il primo è l’Abramo descritto nella Bibbia, il secondo è quello degli eroi tragici.

  • EFFUSIONE PRELIMINARE

Questo capitolo si apre con una critica rivolta a un pastore che, cercando di narrare la storia di Abramo, si dimentica di mettere in risalto l’angoscia; infatti il sacrificio di Abramo è apparentemente una decisione straziante prima di tutto, oltre che apparentemente assurda e immorale. Soltanto la fede riesce a trasformare quello che è un gesto di questa portata in un azione santa. Dal punto di vista etico il gesto è omicidio e secondo l’evocazione siamo, invece, davanti a un sacrificio. Subito dopo ci pone una nuova finzione che ci aiuterà a definire la figura limite del patriarca descritto dalla Genesi.Questo avviene grazie al racconto dell’innamorato e della principessa: il giovane si innamora di una principessa, ma questo amore è impossibile da riprodurre nella realtà. Il giovane inizialmente è un cavaliere della rassegnazione, poi diventa un cavaliere della fede perché rinuncia all’amore.

  • PROBLEMATA I

Si dà una sospensione teleologica dell’etica?

Per lui il momento etico dovrà essere generale: il compito etico del singolo è quello di riuscire a rendere vera la propria singolarità diventando il generale. Il peccato per il singolo è quello di cercare di esprimere la propria singolarità di fronte all’universale, ma soltanto riuscendo a riconoscere questo egli riesce a riallacciarsi con il generale. Abramo si ritrova davanti a due possibilità nel momento in cui egli non ha mediazione con il generale e quindi con il momento etico: o è realizzabile una sospensione teologica dell’etica oppure Abramo è perduto; se invece Abramo avesse dovuto mediare con le regole dell’etica egli si sarebbe ritrovato di fronte a due strade: o non avrebbe dovuto sacrificare Isacco o avrebbe dovuto rivolgersi al momento etico attraverso il pentimento del suo peccato. Per sottolineare questo concetto utilizza tre narrazioni di altrettante storie che sono: Agamennone: egli per salvare il proprio popolo uccide la figlia; Jefte: sacrifica la  figlia per rispettare un voto fatto al signore; Lucio Bruto: egli fa giustiziare i figli. I gesti di sacrificio che compiono questi tre personaggi vengono giustificati per il semplice fatto che essi sono stati fatti per un bene superiore; quello che quindi differenzia Abramo dall’eroe tragico è che il secondo è sicuramente grande per la sua morale, mentre il primo è grande per una virtù personale.

  • PROBLEMATA II

Esiste un dovere assoluto verso Dio?

Ogni dovere in fondo è un dovere verso Dio. Quindi esiste un dovere assoluto verso Dio in cui ci si rapporta in modo assoluto con l’assoluto, riducendo il momento etico a qualcosa di relativo. La richiesta di Dio di sacrificare Isacco è indicata qui come prova per riuscire a passare dallo stadio etico a quello della fede. Il cavaliere della fede può contare solo su se stesso e soffre perché non riesce a farsi comprendere dagli altri, in quanto egli possiede solo il rapporto con l’assoluto. Per diventare singolo deve rompere i legami famigliari, i quali possono impedirgli di entrare in rapporto con Dio.

  • PROBLEMATA III 

 Dal punto di vista etico si può scusare il silenzio di Abramo con Sara, Eliezer e Isacco sul suo progetto?

Il generale è ciò che è manifesto: il compito etico del singolo è quello di cercare di uscire dal suo nascondiglio e diventare il generale. Abramo non può dire nulla, quindi si ritrova completamente solo di fronte a Dio. L’esperienza di Abramo ci dice quello che non si può esprimere attraverso una comunicazione indiretta. Infine solo compiendo un salto verso il religioso si riesce a diventare pienamente quello che si è. La decisione di Abramo è responsabile perché risponde di sé davanti all’altro assoluto.


ARTICOLO REDATTO DALL’ALUNNA CARDIN MARTA DELLA CLASSE V A  DEL LICEO CLASSICO