Papa Innocenzo VIII morì il 25 Luglio 1492 e fu sepolto nella basilica di S.Pietro in un sontuoso monumento. Eseguiti i suoi funerali, 23 cardinali entrarono in conclave nella cappella Sistina il 6 aprile 1492 e nello scrutinio della notte tra il 10 e l’11 fu eletto tra i vari cardinali , Rodrigo Borgia, ma sulla sua elezione pesa l’ombra della simonia,il peccato di chi pratica il commercio di beni spirituali. Per il pastor ” non c’è dubbio che vi contribuirono manovre simoniache” e così fu per la maggior parte degli storici.                       

 Rodrigo Borja y Borja, o , come veniva detto comunemente, Rodrigo Borgia , nacque tra il 1430 e il 1432, probabilmente il 1° gennaio 1431, presso Valencia nel Regno d’Aragona, da Jofré de Borja y Doms, di nobile famiglia catalana, e da Isabel de Borja, di altro ramo della stessa famiglia, sorella di colui che fu papa Callisto III. Fu proprio lo zio a nominarlo come cardinale verso i 25 anni. Successivamente divenne vice cancelliere della chiesa romana, arricchendosi di benefici lucrosi.                                                                                                                                                                        Pio II lo aveva rimproverato in un “breve” per la sua vita libertina, che nonostante tutto Rodrigo non si preoccupava di nascondere; aveva una relazione con Vannozza de’ Cattanei, sposata ben 3 volte e avendo 4 figli, ma da donna ignote ne ebbe ulteriori 3. Avrebbe seguitato anche da papa questa condotta all’insegna del piacere, tanto che gli nacquero ancora 2 figli, uno dei quali verso la fine del pontificato, se non dopo la morte.

Alessandro VI- una figura enigmatica     

sua amante ufficiale durante il pontificato fu la moglie di Orsino Orsini, Giulia Farnese, che i contemporanei definirono come concubina papae ovvero, in termini blasfemi, “sposa di Cristo . Da questo punto di vista la figura di Alessandro VI appare veramente enigmatica ed è indiscutibile che la sua indomabile sensualità aveva carattere patologico, anche se non fu il il primo sovrano pontefice a comportarsi in questo modo.                       Il 26 agosto 1492 con pompa straordinaria in S.Pietro si posò la tiara su di egli e prese il nome di Alessandro VI. E dire che agli inizi, a parte le donazioni dovute alla sua elezione, egli faceva ben sperare in una sanità di principi che risaltarono nel ristabilire l’ordine in una città come Roma dove si erano contati 220 omicidi;sembrava ravveduto, ma fu un attimo. Il peso dell’umanità peccatrice soffocò ogni sogno di bonifica morale,ambedue le volte si dichiarò deciso a cambiare vita, pero queste promesse non furono mantenute.

Un pontificato per arricchire la famiglia   

                                                                                                                                                                    Per Alessandro VI il papato e la chiesa costituirono solo  un mezzo per poter arricchire la propria famiglia ed elevarla, assicurando a ognuno dei suoi figli una posizione di dominio;Cesare fu uno tra di essi ad avere frutti maggiori fin dalla giovane età. Nominato pronotaro apostolico, era stato elevato a vescovo di Pamplona da Innocenzo VIII;ma il padre eletto gli affidò l’arcivescovado di Valencia e nel 1493 lo assunse nel collegio dei cardinali.                                                                                                                                                                                                                               Il prediletto Duca di Candia, Giovanni, venne infeudato nel 1497 con il ducato di Benevento, Terracina e Pontecorvo, incamerando una parte dello Stato pontificio:ne avrebbe goduto ben poco poiché nello stesso anno fu ucciso in circostanze poco chiare.                                                                    Lucrezia(nella foto),immortalata anche in “romanzi d’appendice”,fu migliore di quanto in genere si dice: ad esempio restano da dimostrare i suoi rapporti incestuosi con il padre e il fratello Cesare. Si sposò tre volte: il primo matrimonio con il conte Giovanni Sforza, signore di Pesaro e parente del cardinale Ascanio Sforza,fu un po’ un ennesimo esempio della gratitudine dovuta a quest’ultimo da Rodrigo Borgia per la sua elezione pontificia. Celebrato con fasto in Vaticano e benedetto dal papa papà secondo le abitudini instaurate da Innocenzo VIII, fu dichiarato nullo. Così Lucrezia poté per motivi politici,ma felicemente, sposare il principe Alfonso di Bisceglie; questa felicità non durò molto poiché restò vedova due anni dopo, poiché il marito fu ucciso dal fratello Cesare per motivi politici.                                                                                                                                        Il terzo matrimonio,in chiave politica come sempre, con Alfonso d’Este, erede del ducato di Ferrara,celebrato il 30 dicembre 1501,l’avrebbe portata lontano da Roma e sarebbe vissuta da duchessa fino alla sua morte avvenuta nel 1519. Non va dimenticato che per ben 2 volte il padre le aveva affidato il governo della città, nobilitandola così come “papessa”. Per i figli dunque Alessandro VII impegnò il pontificato solo in chiave politica.

Secolarizzazione dello stato pontificio sotto i Borgia   

   l’obbiettivo finale dei piani di Alessandro VIII e del figlio Cesare era la secolarizzazione del completo Stato pontificio sotto il loro regime. Questo progetto traspare inequivocabilmente nel momento in cui salì sul trono di Francia Luigi XII. Alessandro VI mutò completamente politica e si alleò con il nuovo re. Quando fu scacciato Ludovico il Moro da Milano, il papa vide aprirsi larghi orizzonti per il figlio Cesare. Costui aveva già rinunciato nel 1498 alla dignità cardinalizia; svanito il matrimonio con un aragonese, egli si vide impalmato con la principessa Carlotta d’Albret,sorella del re Giovanni III di Navarra, che gli concesse inoltre il ducato di Valentinois, prometttendogli aiuti per la conquista di uno stato in Romagna. Così Luigi VI si assicurò la neutralità da parte dello stato pontificio riguardo la spedizione che voleva organizzare per la riconquista del regno di Napoli e l’impresa del Valentino in Romagna. L’impresa militare fu principalmente parte di Cesare, occupò Pesaro,Faenza,Rimini,Urbino e Senigallia, ricevendo dal padre il titolo di duca di Romagna, così lo stato pontificio perse una sua provincia e divenne principato ereditario dei Borgia.                                                                                                                                            I piani di Alessandro e del figlio però andarono ben oltre: confiscarono i beni di diverse famiglie tra cui i Colonna, Savelli e Caetani, impotenti in quel periodo a causa della situazione. Una volta spodestati anche gli Orsini, con l’eliminazione del cardinale Battista, i due pensarono di completare la loro opera conquistando la Toscana;occorreva denaro e il papa se lo procurò con nomine cardinalizie e la vendita di nuovi uffici della curia. il difetto fondamentale di quest’opera era il fatto di non essere sorretta da una effettiva classe di governo, tutto era basato sulla rapidità d’azione di un principe pronto a sfruttare la fortuna che derivava dal padre.

Era chiaro che tutto ciò sarebbe crollato non appena uno dei due elementi fosse venuto meno e ciò successe proprio quando Alessandro VI morì improvvisamente nel 1503, il 18 agosto. Cesare avrebbe continuato a difendere il proprio prestigio sotto il pontificato di Pio III, ma poi abbandonato a se stesso, avrebbe perso tutto ciò che aveva, fino ad essere arrestato da Consalvo di Cordova. Prigioniero in Spagna, avrebbe trovato un rifugio presso il cognato, ma anche la morte nel 1507.

La morte     

Alessandro VI, nel vivo dei tumulti che scoppiarono alla sua morte, fu inizialmente sepolto in S.Pietro senza particolari celebrazioni funebri e trasferito poi nei sotterranei del Vaticano, in attesa di una sepoltura più degna. Le sue ossa nuovamente rimosse, finirono in S.Maria di Monserrato, la chiesa romana degli spagnoli, trovando una sistemazione definitiva nel 1889.                                                      Sulla natura della morte di Papa Borgia, ufficialmente causata dalla malaria,ci sono sempre stati dubbi: il papa sarebbe morto avvelenato per errore, in un ennesimo complotto organizzato insieme al figlio ai danni di un cardinale, di cui volevano i beni. Una cosa è certa; Alessandro VI non fu quello stinco di santo che i suoi apologeti tentavano di far credere. La realtà è che egli fu “senza scrupoli,senza fede,senza morale”ma con un’eccezionale energia e un fiuto politico infallibile. Il borgia brillò per l’assenteismo ma soprattutto per il suo caratteristico nepotismo.


ARTICOLO DI SARA RICOTTI DELLA CLASSE III I DEL LICEO LINGUISTICO