Nel 367 a.C.  Aristotele si recò da Stagira ad Atene e divenne allievo di Platone per 19 anni fino alla morte del maestro, avvenuta nel 348 a.C. Nonostante Aristotele visse parte della sua vita imparando e condividendo le idee di Platone quando lasciò l’Accademia iniziò a concepire e promuovere una sua idea di filosofia in netto contrasto con quella del maestro.

Le loro concezioni filosofiche costituirono i pilastri su cui si fondarono le filosofie occidentali nel tempo a venire. Questi due filosofi furono i protagonisti del rinnovamento culturale caratteristico dell’umanesimo: periodo in cui le loro idee vennero studiate e discusse, attraverso le disputationes, nelle accademie sorte in quest’epoca. Ed è proprio nel 1510 che Raffello Sanzio dipinge la” Scuola di Atene “(situato nella Stanza della Segnatura,Città del Vaticano) affresco che rappresenta perfettamente le due correnti filosofiche. Platone viene dipinto mentre punta il dito della mano destra verso l’alto, dunque verso il cielo, l’ὑπερουράνιος, il mondo delle idee, il mondo degli universali ante rem, volendo indicare la visione idealistica della filosofia. Aristotele è invece raffigurato mentre punta la mano destra verso il basso, verso la natura, il mondo degli universali in re, volendo indicare la visione funzionalistica della sua idea di filosofia.

Il termine Ἀκαδήμεια deriva dal nome del parco Academo (Ἀκάδημος), posto fuori dalle mura di Atene, in cui Platone, nel 387 a.C., fondò la sua scuola.

Attraverso la lista degli scolarchi, ovvero i capo scuola che succedettero a Platone, si ricava la durata dell’attività accademica, la quale proseguì ininterrottamente fino all’86 a.C., anno in cui il console romano Silla occupò Atene. Passarono circa 300 anni prima che la lista venne ripresa dal filosofo neoplatonico Plutarco ma ebbe una durata assai breve poiché un secolo dopo, nel 529 a.C., l’imperatore bizantino Giustiniano chiuse definitivamente l’Accademia, patrimonio della filosofia greca, per eliminare tutte le professioni di fede che escludevano la religione cristiana.

Platone nella Repubblica scrive che lo Stato ideale è quello governato dai guardiani filosofi, coloro che rappresentano solamente la parte razionale dell’anima e che attraverso il sapere si sforzano di conoscere il bene comune di tutti i cittadini. Dunque il filosofo ateniese fonda l’Accademia con l’obiettivo di educare i giovani a diventare ottimi guardiani filosofi mediante i dibattiti e lo studio sia filosofico che matematico basandosi sulla sua idea di collettivismo.

Dai siti archeologici si può osservare che l’Accademia, immersa nel verde del bosco sacro ad Atena, era formata dal ginnasio e da luoghi di culto in cui si professava appunto il culto delle Muse, pratica a cui questa istituzione era molto legata.

Nell’Accademia gli allievi di Platone conducevano una vita comunitaria e il principale mezzo da cui ricavavano i loro studi era il dialogo poiché la verità secondo il filosofo si poteva raggiungere attraverso una vita vissuta in comune e dedicata a “confutazioni amichevoli e domande e risposte fatte senza ostilità.”

“Questa mia non è una scienza come le altre: essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza; nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune, e poi si nutre di sé medesima […]. Insieme si apprendono queste cose, e la verità e la menzogna dell’intera sostanza, dopo gran tempo e con molta fatica, come ho detto in precedenza; allora a stento, mentre ciascun elemento (nomi, definizioni, immagini visive e percezioni), in confutazioni amichevoli e con domande e risposte fatte senza ostilità, viene sfregato con gli altri, avviene che l’intuizione e l’intellezione di ciascuno brillino a chi compie tutti gli sforzi che può fare un uomo.”    Platone, Opere, traduzione. di A. Maddalena, Roma-Bari, Laterza, 1973.

Dunque la vita comunitaria che veniva trascorsa all’interno dell’Accademia era caratterizzata dal moto dialettico spiraliforme. Il maestro proponeva l’oggetto della discussione e gli allievi proponevano a loro volta delle soluzioni, con l’obiettivo di confutare quelle errate e giungere a un’idea comune del vero.

Erano presenti degli argomenti protagonisti dei loro dibattiti.

  • ASTRONOMIA: “Quali movimenti uniformi e ordinati conviene assumere come ipotesi per salvare i fenomeni concernenti i movimenti dei pianeti?” Lo scopo di questi dibattiti era quello di spiegare i movimenti irregolari dei pianeti.
  • ESISTENZA DELLE IDEE: Platone nei suoi studi afferma l’esistenza di un mondo trascendente in cui risiedono le idee, tuttavia pone spesso la questione riguardo alla vera disposizione delle idee rispetto al mondo sensibile della materia.
  • I PRINCIPI: lo scopo dei dibattiti che presentavano la questione dei principi come argomento principale era di ricavare quella realtà suprema a cui le idee sono ricondotte. Secondo Platone le idee erano ricondotte a due principi: l’Essere, causa di stabilità e di ordine, e la Diade, causa di mobilità e di disordine.
  • IL PIACERE:” Che cosa è il piacere?” La ricerca e la definizione del piacere assoluto era lo scopo di questi dibattiti.

Dalle testimonianze di Aristotele che possediamo, riguardo ai risultati di questi dialoghi, si può affermare che non sempre si giungeva a un’idea condivisa e compresa da tutti poiché ognuno era libero di proporre le proprie congetture.  Non solo i dibattiti erano l’oggetto del trascorrere del tempo nell’Accademia ma gli allievi si dedicavano anche alla matematica e alla scienza, essendo le idee platoniche molto legate all’idea filosofica di Pitagora. Platone sosteneva infatti che lo studio della matematica precedeva e preparava quello della filosofia.

Tramite il dialogo, lo studio della geometria e della matematica, e la ricerca del mondo ideale i componenti dell’Accademia platonica divennero coloro che avevano sete dell’assoluto, che si preoccupavano della qualità delle cose, non della quantità, che sacrificavano la vita per l’idea.

Con la vittoria di Filippo di Macedonia sugli Ateniesi Aristotele, nel 335 a.C., poté tornare ad Atene essendo l’educatore di Alessandro, figlio di Filippo. Ed è proprio nell’anno in cui tornò ad Atene che fondò il Λύκειον, completamente differente dall’Accademia platonica poiché non era più un istituto indirizzato verso l’educazione politica che prevedeva la vita comunitaria ma un centro per coloro che volevano dedicarsi alla ricerca e allo studio. Poiché Aristotele non era ateniese ma proveniva da Stagira, città della penisola calcidica ai confini della Macedonia, non aveva il diritto di possedere beni immobili ma riuscì comunque a fondare il Liceo grazie al suo primo discepolo Teofrasto di Ereso, che ne ottenne il diritto. Il termine Liceo deriva dal tempio di Apollo Licio, posto vicino al sito in cui venne fondata la scuola: presto però questo termine venne sostituito da Περίπατος, denominazione derivante dalla passeggiata presente nel ginnasio. Tramite il testamento di Teofrasto si riesce a risalire alla struttura edilizia della scuola, composta da alcune case e da un colonnato che delimitava il giardino in cui c’era appunto il Περίπατος, dove il maestro e i suoi allievi erano soliti camminare.

 

”… Lego il giardino e il peripato e tutte le case vicino al giardino a quelli dei miei amici qui sotto menzionati, che vogliano rimanere lì a studiare insieme e coltivare la filosofia, poiché non a tutti è possibile dimorare sempre lì, a condizione che nessuno alieni questi beni e che nessuno se ne serva come cosa privata, ma piuttosto tutti li posseggano in comune come un tempio e se ne servano con solidale spirito di familiarità ed amicizia, come è giusto. ” Frammento del testamento di Teofrasto, La scuola dei filosofi: scienza e organizzazione istituzionale della scuola di Aristotele, Roma, Editore Japadre, 1981

La durata del liceo fu molto più breve rispetto a quella dell’Accademia poiché si concluse definitivamente nel’86 a.C. con l’occupazione di Atene da parte del console romano Silla. Il termine “peripatetico” però continuò a essere usato per indicare i luoghi pubblici in cui si tenevano dissertazioni letterarie e filosofiche.

Dal dialogo adottato per la ricerca degli universali ante rem dell’Accademia si passa alla scrittura del Liceo non solo riguardante la dottrina aristotelica ma la cultura generale. Aristotele fu infatti il primo grande collettore di libri: ogni lezione che svolgeva la registrava appunto in libri, conosciuti come gli acroamatici. Da questi libri si nota la suddivisione delle lezioni che il maestro compiva: quelle esoteriche, dedicate agli allievi interni alla scuola, e quelle essoteriche, meno complesse e dedicate agli allievi esterni.

Il liceo costituiva un’associazione (κοινονία) a cui poteva aderire qualsiasi uomo, indipendentemente dall’età e dall’origine, che amasse filosofare. Questa associazione era suddivisa in due classi: la prima era costituita dai πρεσβύτεροι, i membri più anziani, mentre la seconda classe era composta dai νεανίσκοι, i più giovani. Le due classi non svolgevano solamente un’attività di studio individuale ma spesso si riunivano in pranzi in cui avevano l’occasione di confrontare le proprie idee tratte dagli studi svolti e di discuterle con gli altri, creando in questo modo un simposio. Infatti i componenti del Liceo avevano il diritto di esprimere le proprie opinioni e la libertà di essere in disaccordo con quelle espresse dagli altri. La giornata all’interno della scuola era suddivisa in due parti: al mattino venivano svolte le lezioni che erano aperte a tutti, mentre al pomeriggio si tenevano le lezioni specialistiche adatte ai membri più anziani. L’indagine filosofica adattata dal Liceo si basava su dei concetti fondamentali: analizzare, comprendere e studiare. Secondo Aristotele l’uomo per conoscere deve raccogliere tutti i dati che spiegano l’esistenza di un determinato fenomeno e analizzarli. Questi dati si colgono dalla natura, infatti solamente osservando la realtà che ci circonda riusciamo a cogliere il vero senso delle cose. Dunque per Aristotele la scuola rappresentava, oltre a un’esplorazione interiore, anche un’esplorazione esteriore poiché mentre si cammina si riesce a osservare la natura e in questo modo si creano degli interrogatori nell’uomo che necessitano di essere svelati. Ecco spiegato il motivo per cui Aristotele decise di strutturare la sua scuola in modo simile a una palestra: la sua missione era di civilizzare e acculturare tutte le persone attraverso la psicomotricità, la quale fa nascere il desiderio insaziabile di scoprire. Ed è proprio per questa caratteristica del Liceo che la maggior parte degli studi erano incentrati su una visione eziologica in cui predominava la botanica, la zoologia, la meteorologia e l’astronomia. Le testimonianze lasciate sia da Aristotele che da Teofrasto dimostrano che l’oggetto degli studi promossi dal Liceo erano prettamente di carattere scientifico ma spaziavano anche dalla metafisica alla fisica. Infatti si trovano frammenti di opere che riguardano l’etica, la logica e la retorica. Questa visione scientifica però escludeva l’istruzione politica a differenza dell’Accademia platonica, infatti il Liceo non creava uomini politici ma uomini amanti del sapere. Il Liceo creava uomini desiderosi di imparare, apprezzare e scoprire la meravigliosa realtà che li circondava.

L’istruzione platonica e l’istruzione aristotelica erano perciò radicalmente differenti: la prima si basava sullo studio ininterrotto e sul dialogo che venivano adottati per individuare una realtà trascendente mentre la seconda si basava sull’osservazione e sull’analisi dei dati che venivano applicate per scoprire la realtà circostante.  Sebbene il pensiero filosofico e il metodo educativo siano stati influenzati da queste due correnti di pensiero nel corso del tempo, la filosofia stessa continua a essere un’eterna riedizione della lotta tra Aristotele e Platone.


ARTICOLO DI ASIA TROTTO DELLA CLASSE III B DEL LICEO CLASSICO