ORIGINI E DIFFUSIONE

La teoria della reincarnazione, per cui s’intende la rinascita dell’anima, è presente in molte tradizioni e culture che attraversano la storia di tutta l’umanità in epoche diverse e accomuna le più varie e distanti civiltà, sia orientali, sia occidentali. Data la natura del concetto, visto e compreso come argomento di carattere metafisico e religioso, mistico e sciamanico, filosofico, o forsanche solamente esistenziale, riguarda l’interrogativo che l’essere umano si pone dall’infinito passato a riguardo delle ipotesi sulla propria e altrui possibile esistenza dopo la morte.

In tutte le culture, quindi, le concezioni primitive presuppongono l’esistenza di un’anima o un’entità simile indipendente dall’esistenza del corpo, in grado di sopravvivere dopo la morte, in una condizione intermedia che varia a seconda della dottrina o della scuola di pensiero. Data la vastità e la varietà d’ipotesi elaborate, è possibile circoscrivere l’argomento secondo dei principi guida o caratteristiche che mi son sembrate fondamentali.

Da un lato si possono distinguere quelle dottrine che presuppongono un’anima o un’identità fissa che migra letteralmente riprendendo un corpo di volta in volta e che comprende una certa staticità nel meccanismo, dall’altro quelle in cui se ne evidenzia la mancanza, ma in cui accadono invece una serie di condizioni che puntano alla continuità della vita e del suo manifestarsi in una ciclicità non dissimile dal principio quale espresso dal pensiero scientifico “nulla si crea e nulla si distrugge“, ossia di trasformazione dinamica e continua degli elementi che compongono la vita producendo i risultati più diversi.

Sebbene le sue origini siano indistinte e sfumate nel tempo, un primo principio dell’argomento può essere vagamente riconducibile al culto degli avi, presente dapprima nella civiltà egizia e cinese. Ma le prime fonti sono rintracciabili negli antichissimi scritti filosofici indiani Veda. Questi documenti dell’India antica, risalenti a prima del 5000 a.C., sono certificati poiché presentano riferimenti astronomico-matematici precisi e assoluti, confermati retrospettivamente dalla scienza moderna e smentiscono l’errata cronologia voluta dalle teorie di Muller di metà ottocento che ne posticipa di molto l’origine con l’evento della discesa degli Arii e la loro occupazione del nord dell’India avvenuta in tempi ben più recenti (1800-1500 a.C.).

Nei Veda sono menzionate pratiche sciamaniche, frutto di prime idee religiose che daranno origine ai principi base dell’induismo brahmanico in India. Queste primissime forme di culto esprimono la convinzione da parte degli antichi che nessun congiunto muoia mai veramente ma che invece si ripresenti e continui a vivere all’interno dello stesso nucleo familiare. La loro essenza, quindi, chiarisce l’ipotesi per cui siano collegati all’apparizione e allo sviluppo dell’ideologia di reincarnazione, la cui prima vera e propria comparsa è confermata nella cultura indiana in alcuni passi delle Upanishad o Vedanta, scritti in sanscrito che costituiscono la parte conclusiva dei Veda, in cui l’idea di karma è già sviluppata. Queste definirono chiaramente il concetto che fu poi adottato dalle altre grandi religioni orientali che ebbero origine in India: il Giainismo e il Buddhismo. In seguito alla diffusione del Buddhismo, la teoria della reincarnazione influenzò anche il Taoismo cinese, passò anche in Giappone dove le credenze sciamaniche autoctone l’hanno sempre soverchiata, così come si manifesta in Tibet, nello sciamanesimo Bon.

Nel mondo mediterraneo si sviluppò una varietà di concezioni filosofico-religiose che si suddivise in credi reincarnazionisti piuttosto differenti.

Nel caso dell’antico Egitto, il faraone era considerato la reincarnazione non di un essere umano, bensì di una divinità, ciò è testimoniato, del resto, dai molti nomi di re dell’antico Egitto dai significati inequivocabili: Amonemhat I ad esempio, stava a indicare “colui che ripete le nascite” e Sensurert I “colui le cui nascite vivono”. Inoltre il Libro Egizio dei Morti descrive il viaggio dell’anima del defunto che, aiutato dalla raccolta di formule magico-religiose descritte nel libro che lo avrebbero protetto dalle insidie che avrebbe incontrato, deve raggiungere la Duat, il mondo dei morti e l’immortalità. In questo caso, invece, più che di reincarnazione si parla di un concetto simile alla resurrezione della carne cristiana: infatti, emerge come gli antichi egizi imbalsamassero i corpi dei defunti in modo che, dopo la morte, le anime potessero reimpossessarsene e condurre il loro viaggio nell’Aldilà attraverso le proprie sembianze terrene, servendosene in funzione di simulacro della propria identità. Dal libro dei morti insorge, poi, l’importanza di Thot, dio della scrittura, delle formule divine e magiche, della giustizia dell’aldilà, poiché pesa il cuore dei morti nel momento del giudizio delle anime. Attraverso un processo di assimilazione tra divinità egizie e greche, viene successivamente identificato come Ermes o Ermete Trismegisto e sotto questo nome passa come autore del Corpus Hermeticum, raccolta di opuscoli di carattere esoterico alla base dell’ermetismo del II-III secolo d. C. che assimila influenze di teorie egizie e orfiche, magia, alchimia, astrologia e idee neoplatoniche sulla reincarnazione.

Nella filosofia greca, quindi, si diffondono movimenti di pensiero come la scuola pitagorica ispiratasi anch’essa alle credenze religiose orfiche della metempsicosi, che Empedocle riprenderà nelle sue Purificazioni. Platone tratta il tema della reminiscenza e della reincarnazione soprattutto nel mito di Er e ne fa argomento principale della sua teoria dell’anamnesi, influenzando poi il misticismo neoplatonico pagano (III secolo d. C.) di Plotino (che la nomina più precisamente metensomatosi), Giamblico, Proclo che costituisce il primo importante sistema filosofico greco ad adottare una visione della reincarnazione paragonabile a quell’induista e poi buddista. Proprio Orfeo (Inni), Platone e Plotino sono indicati come i più tardi esponenti del sapere antico contenuto nell’opera del Corpus Hermeticum da Marsilio Ficino, il primo ad aver tradotto l’opera in latino. Secondo alcune fonti di antichi scrittori, alla metempsicosi credevano anche gli antichi Celti e altri popoli. Dall’Ellenismo in poi queste teorie hanno influenzato l’immaginazione collettiva e il linguaggio del popolo; in specie dei poeti, come Pindaro, Virgilio e Ovidio.

VIRGILIO, poeta latino (70-19 a. C.) «Tutte queste anime, trascorsi mille anni, un Dio le chiama in folta schiera sulle acque del Lete […] Così che, smemorate della trascorsa vita, tornino a visitare i regni della Terra, sotto la volta del cielo, desiderose di avere un corpo vivente».

OVIDIO, poeta latino (43 a. C.-17 d. C.) «[…]La cosiddetta morte è solo il rivestirsi di una cosa vecchia in nuova forma e abito […]. È lo spirito disincarnato vola qua e là […] gettato da una dimora all’altra. L’anima è sempre la stessa, solo la forma è perduta».

In seguito la metempsicosi si è diffusa anche in altri pensieri e religioni, trovando successo soltanto presso qualche ristretto circolo intellettuale e qualche piccola corrente di pensiero alternativa: Filone e i cabbalisti nel giudaismo, i Drusi e altre sette nell’islamismo, nel cristianesimo gli gnostici, i manichei, gli albigesi e nel Medioevo i catari.

Al tempo stesso l’ebraismo, con il complesso intreccio tra elementi numerici e alfabetici nel cuore della Kabbalah, descrive il continuo vagare delle anime che ruotano freneticamente intorno ai vivi quando la separazione dal corpo è dovuta a circostanze ingiuste o traumatiche in una teoria molto elaborata (Gilgul) con elementi già presenti ma non esplicitati nella parte essoterica della sua dottrina quali la Torah e il Talmud. Infine il Cristianesimo, massima espressione religiosa e culturale del mondo occidentale antico e moderno, invece non presenta un’idea di reminiscenza dell’anima e della sua reincarnazione ma bensì predica l’unicità della vita terrena e prevede più precisamente un concetto ben diverso, ossia la resurrezione della carne propria di anime individuali alla fine dei tempi (Giudizio Universale). Avendo perso il concetto di ciclicità del tempo, e avendo adottato un sistema lineare tipico ed esclusivo della cultura giudaico-cristiana, inoltre, il principio della reincarnazione viene a essere escluso.

A partire dall’Ottocento, la teoria della metempsicosi è stata accolta con favore da circoli spiritisti e da correnti di pensiero mistico-esoteriche quali l’Antroposofia di Rudolf Steiner e la Teosofia di Helena P. Blavatsky; queste presentarono, generalmente, una tendenza ad accogliere piuttosto le concezioni indiano-tibetane che quelle occidentali. 

In tutte le culture, quindi, le concezioni primitive presuppongono l’esistenza di un’anima o un’entità simile indipendente dall’esistenza del corpo, in grado di sopravvivere dopo la morte, in una condizione intermedia che varia a seconda della dottrina o della scuola di pensiero. Data la vastità e la varietà d’ipotesi elaborate, è possibile circoscrivere l’argomento secondo dei principi guida o caratteristiche che mi son sembrate fondamentali.

Da un lato si possono distinguere quelle dottrine che presuppongono un’anima o un’identità fissa che migra letteralmente riprendendo un corpo di volta in volta e che comprende una certa staticità nel meccanismo, dall’altro quelle in cui se ne evidenzia la mancanza, ma in cui accadono invece una serie di condizioni che puntano alla continuità della vita e del suo manifestarsi in una ciclicità non dissimile dal principio quale espresso dal pensiero scientifico “nulla si crea e nulla si distrugge“, ossia di trasformazione dinamica e continua degli elementi che compongono la vita producendo i risultati più diversi.

INDUISMO

L’Induismo è un insieme multiforme di dottrine, la tradizione più antica è quella Vedica, in cui vi domina una concezione ciclica dell’universo (destinato ad attraversare fasi millenarie di nascita, morte e rigenerazione) e della stessa esistenza umana: nelle Upanishad compare la dottrina della trasmigrazione delle anime, in cui ognuno è destinato a reincarnarsi in un essere di qualità inferiore o superiore, in base all’insieme dei pensieri, delle parole e delle azioni buoni o cattivi che hanno improntato la vita, seguendo il principio del karma, secondo cui non esiste nulla di casuale e ogni cosa è interconnessa da legami dettati dalla legge di causa ed effetto. Perciò per ottenere la liberazione (Moksa) dal ciclo delle esistenze (saṃsāra), che altrimenti condannerebbe l’uomo al dolore di un’esistenza eterna, il Sé individuale (Atman) che corrisponde all’essenza vitale di ogni essere vivente deve riunirsi e fondersi con il Sé universale (Brahman), realtà primitiva e assoluta di tutti gli esseri viventi.

BUDDHISMO

Il buddhismo appare come ricerca mirata a trovare la soluzione del problema dell’eterno morire e rinascere dell’uomo, nel ciclo delle esistenze, posto dal pensiero indiano.

Esistono vari tipi di buddhismo, anche se oggi le due correnti che sono riconosciute sono il buddhismo del piccolo veicolo, detto Theravada o Hinayana, sviluppatosi soprattutto nel sud-est asiatico a carattere essenzialmente monastico e più vicino alla dottrina dei primi tempi, e il buddhismo del grande veicolo, chiamato Mahayana che dà una grande importanza alla compassione e al culto dei bodhisattva ed è il più diffuso, soprattutto nell’Asia Orientale, si tiene a precisare che il Mahayana si suddivide in insegnamenti provvisori e definitivo, rappresentato dal Sutra del Loto.

Nel Buddhismo si afferma l’inesistenza di un’anima permanente o eterna con il concetto di non-identità di un Sé individuale (Anatman). Per questo nel buddhismo non è corretto parlare di reincarnazione come si fa normalmente nell’induismo, ma di rinascita e rivitalizzazione del continuo ciclo di vita e morte, piuttosto. Ciò che trasmigra e permane è il karma, che indica gli effetti potenziali, accumulati nel regno interiore e inconscio della vita che si protrae anche nello stato di latenza, creati attraverso le proprie azioni del passato e del presente e che, una volta attivati da stimoli esterni, si manifestano concretamente nel presente e nel futuro. “Le nostre circostanze in questa vita, quindi, sono l’effetto delle nostre azioni passate, cioè del nostro karma, e le nostre azioni nel presente determinano le circostanze della nostra vita nel futuro.” (da “Misteri di Nascita e Morte” di Daisaku Ikeda). Viene puntualizzato, quindi, che è il karma a dare la forza generatrice necessaria per rinascere in un’altra esistenza ed è considerato imprescindibile nella regolazione del funzionamento dell’universo e del continuo ciclo di vita e morte.

In Occidente si diffonde una prospettiva diversa di reincarnazione che ne stravolge completamente il significato originario. Se nell’induismo essa è una punizione terribile, in Occidente diventa un mezzo dell’uomo per, attraverso una serie di passaggi, sviluppare la scintilla della divinità che racchiude in sé in un cammino di auto-perfezionamento e di auto-divinizzazione.

PITAGORA (541-497 a. C.)

Nella religione orfica, si professava la trasmigrazione delle anime in cui il demone che abita ogni uomo, decaduto in corpi mortali, attraverso il peregrinaggio da corpo in corpo (sia umano, sia animale), cercava di liberarsi dalle sue catene materiali e di ricongiungersi con la sua originaria purezza. Gli orfici quindi tentavano attraverso l’osservazione di un retto comportamento morale e di riti purificatori di portare il demone alla liberazione definitiva. Queste credenze hanno influenzato direttamente la scuola Pitagorica nell’elaborare il suo concetto di Metempsicosi. Secondo Pitagora, dopo la morte, l’anima, liberata dal corpo, si reincarna per purificarsi e per espiare una colpa originaria o se è già pronta, ascende a una condizione divina da cui si era precedentemente divisa. La condizione divina è raggiungibile solo attraverso la pratica di riti ascetici durante la vita terrena.

La prima testimonianza è di Senofane di Colofone, filosofo suo contemporaneo. Senofane descrive un episodio che vede Pitagora protagonista e lo schernisce per la sua credenza nella metempsicosi.

«Vide una volta maltrattare un cane, dicono, mentre passava, e ne provò pena e disse Basta con le percosse!! Certo lì c’è l’anima di un amico; lo sento dalla voce”».

Si dice, inoltre, che Pitagora fosse capace di risalire attraverso la memoria alle vite precedenti e si astenesse dal cibarsi di carne proprio per la sua credenza nella reincarnazione.

EMPEDOCLE (circa 490-430 a. C.)

Empedocle, filosofo e statista greco, riconosce in Amore e Odio le due forze sovrannaturali che determinano l’aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi e regolano il principio di continua trasformazione di tutta la realtà. Considera, quindi, l’anima come entità immortale, la cui nascita e morte sono solo realtà passeggere impermanenti e influenzabili dalle due forze. L’uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.

«Io una volta fui ragazzo e ragazza, cespuglio e uccello, e muto pesce nelle onde. La Natura cambia tutte le cose, avvolgendo le anime in strane tuniche di carne. Le più degne dimore per le anime degli uomini».

PLATONE (427-347 a. C.)

Il platonismo affermava la preesistenza di un’anima particolare in un mondo celestiale e sensibile e la sua caduta in un corpo umano, nel mondo intelligibile. L’anima, generata da un’anima cosmica, è percepita come la realtà intermedia. Attraverso la reincarnazione, Platone rende ragione della teoria della reminiscenza, concezione secondo la quale l’apprendimento consiste nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che è stato dimenticato al momento della nascita ed è perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare. Solo quando l’anima vive libera e separata dal corpo può dunque accedere alla conoscenza piena e diretta del mondo ideale. Nel mito del carro e dell’auriga afferma che nel momento in cui il complesso tripartito dell’anima viene trascinato dalla parte concupiscibile- il cavallo nero-, precipita ed è costretta a reincarnarsi.

Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l’Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. Nel mito di Er, ma con narrazione diversa, viene raccontato il viaggio nell’Aldilà del soldato Er, a cui è mostrato il processo secondo il quale le anime dei defunti o espiano le proprie colpe commesse in vita o si reincarnano.

«O giovane […] sappi che se divieni peggiore andrai in un’anima peggiore, e in un’anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha del simile. Questa è la giustizia celeste […]».

Questi concetti vengono ripresi e sviluppati nel neoplatismo, proprio del tardo ellenismo:

PLOTINO, filosofo neoplatonico (205-270 d. C.)«Quando avviene l’uccisione di un personaggio in un dramma, l’attore cambia il suo trucco ed entra in una nuova parte. Naturalmente l’attore non è stato veramente ucciso; ma, se morire è solo cambiare corpo come l’attore cambia costume, o anche uscire dal corpo come l’attore esce dalla scena quando non ha più nulla da dire o da fare, cosa c’è di tanto pauroso in questa trasformazione degli esseri viventi l’uno nell’altro? Le uccisioni, la morte […] tutto deve apparirci come lo spettacolo del cambiamento delle scene a teatro […] [Sul palcoscenico] ogni uomo ha il suo posto, un posto che si conviene al giusto come al malvagio: […] là parla e agisce, nella bestemmia e nel delitto come in ogni forma di bontà; perché gli attori portano in questa commedia quello che erano prima che la commedia fosse messa in scena […]».


BIBLIOGRAFIA:

Daisaku Ikeda, “I Misteri di Nascita e Morte”;

Daisaku Ikeda, “Buddismo- Primo Millennio”;

Edizioni Esperia, Dizionario del Budddismo.


SITOGRAFIA:

https://www.treccani.it/enciclopedia/metempsicosi_%28Enciclopedia-Italiana%29/

http://www.perfettaletizia.it/archivio/infomazione/reincarnazione/scheda.html

https://valeriopetretto.wordpress.com/2014/09/25/indagini-nella-mente-umana-vite-passate-e-abductions-seconda-parte/

https://books.fbk.eu/media/pubblicazioni/allegati/Mihelcic.pdf

https://www.interris.it/misteri/alle-origini-della-reincarnazione/

https://ilmondodimayablog.wordpress.com/2015/10/23/reincarnazione-metempsicosi/

http://www.vedanta.it/index.php?option=com_content&view=article&id=81:storia-della-reincarnazione&catid=69&Itemid=953

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/karawatt.pdf

https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-napoli-lorientale/religioni-e-filosofie-dellasia-orientale/appunti-di-lezione/il-buddismo-appunti-del-buddhismo-in-generale-e-il-riassunto-del-libro-a-cultural-history/4784039/view

https://coscienzeinrete.net/testimonianze-di-grandi-personaggi-sulla-reincarnazione/

http://tomascipriani.it/pitagora/6/

https://it.wikipedia.org/wiki/Reincarnazione


ARTICOLO DELLA ALLIEVA SOLANI AURORA DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO