Nel Medioevo gli animali assumono una presenza importante nella vita dell’uomo e nell’arte. Questi animali, per lo più creature fantastiche, venivano raffigurati e descritti nei bestiari, i quali rappresentano l’incontro tra il Medioevo storico e quello fantastico. Un bestiario è una raccolta medievale di testi illustrati, che descrivono animali. Il più conosciuto è il bestiario di Aberdeen.

 

 

Accanto alle descrizioni degli animali, sono presenti spiegazioni di natura morale e allegorica. La caratteristica più evidente di un bestiario è il fatto che insieme ad animali realmente esistiti o esistenti sono presenti anche descrizioni dettagliate di creature fantastiche. Gli animali che noi consideriamo fantastici, per l’uomo medievale avevano la loro ragione di esistere in quanto simboli che rimandavano a un ordine e un disegno divino. Un ottimo esempio può essere la contrapposizione tra il Bene e il Male: per esempio la fenice, l’unicorno e il leone erano simboli di Cristo, mentre il lupo, la volpe e la iena erano simboli del demonio. Le fonti utilizzate per la descrizione e l’interpretazione degli animali sono la mitologia greca, la Bibbia, ma anche Aristotele e Plinio. La conoscenza della reale anatomia della creatura passa in secondo piano rispetto all’esagerazione delle sue caratteristiche. Molte di queste illustrazioni erano frutto di racconti di incontri con animali esotici che ancora non erano stati descritti.

Tra tutti gli animali quello per me più curioso è il caradrio. Il caradrio è un uccello che, seconda la leggenda, viveva nei giardini reali e, come la fenice, era un uccello reale trasformato in leggendario, a cui sono stati attribuiti poteri straordinari. Aveva una coda di rettile e una testa umana coronata: questo era un avvertimento all’umanità ammalata, libera di scegliere tra la guarigione che l’uccello simboleggiava oppure la dannazione richiamata dalla coda di rettile. Sappiamo infatti che i rettili tra le loro spire avvolgono i sette peccati capitali.

Esso aveva la caratteristica di espellere le feci mentre mangiava e con esse poteva curare le infiammazioni agli occhi. Se una persona era malata, si portava l’uccello davanti al letto di questa per sapere se la malattia era mortale o meno. Se il caradrio distoglieva lo sguardo dal malato, significava che la malattia era mortale, mentre se la malattia non lo era, il caradrio fissava la persona negli occhi e ne assorbiva tutte le infermità. Successivamente volava in alto in direzione del sole per bruciare le malattie raccolte. Cosi il caradrio si salvava e il malato guariva.

Esso era per gli uomini del Medioevo simbolo di purezza e del sacrificio compiuto da Gesù per espiare i peccati dell’umanità. Il caradrio viene citato da Platone nel Gorgia nel discorso di Socrate con Callicle per raffigurare l’uomo corrotto alla ricerca dei piaceri. 


Articolo redatto dall’alunna Fiandesio Giorgia della classe 3^A del Liceo Classico


Sitografia: