Il bello ci conduce al concetto di estetica.  E quindi prima di tutto proviamo a dare una definizione al termine “estetica”. Deriva dal greco αισθησις (aisthesis), e significa “percezione”, “sensazione”, “sensibilità”; l’estetica è un’esperienza che facciamo quando vediamo qualcosa reputato da noi bello, questo qualcosa provoca in noi delle sensazioni, ci colpisce in modo particolare: questa è l’esperienza estetica. Ma  l’estetica non si può definire in modo compiuto, è un concetto che subisce continue mutazioni.

Per Platone, in modo molto sintetico, ciò che è bello è tutto ciò che offre all’occhio e alla mente armonia, ordine, proporzione… e questi elementi attraverso la “vita” dello spirito vengono attratti dal bello in sé, una bellezza perfetta ed eterna. L’arte non può essere ricondotta direttamente al bello poiché è un’imitazione della natura che a sua volta è un’imitazione dell’idea, quindi imitazione in imitazione.

Ma ora approfondiamo meglio questo concetto in Platone.

 

 

 

Platone tenta una prima volta nei Dialoghi, a trattare il concetto di estetica, ma lo fa in modo poco chiaro e abbastanza contraddittorio. In seguito nell’Ippia Maggiore, esprime quegli stessi concetti in maniera più ordinata, riconducendo il tutto a un’idea di ordine e armonia di pitagorica memoria.

Proprio collegato a Pitagora, attraverso Platone, e in seguito i suoi discepoli, si conosce il  concetto di armonia, elaborato all’incirca nel VI sec. da Pitagora. A quest’ultimo si possono attribuire le prime riflessioni filosofiche rispetto al concetto di bellezza, poi portate avanti dai suoi discepoli. Infatti la scoperta che corde di lunghezza diversa producevano vibrazioni diverse, conduce il filosofo e matematico verso il concetto di armonia; l’armonia viene trovata nell’unione di queste vibrazioni che producono suoni piacevoli, quindi questa viene collegata al bello, che per Pitagora si trovava nell’equilibrio di elementi componenti qualcosa, il cui calcolo poteva essere ottenuto matematicamente, ovvero in maniera oggettiva, ed indiscutibile, non influenzato dalle opinioni altrui.

Per Platone cercare il bello coincide con l’idea stessa di cercare il bene, bello e bene trovano la propria identificazione l’uno nell’altro.

La bellezza non è collegata all’arte ma all’eros, all’amore, alla bellezza in sé; per i greci il bello corrisponde al bene, e quindi l’amore corrisponde all’amore assoluto. Platone analizza l’amore definendolo né divino, né umano né mortale, né immortale, né maschio, né femmina, né sapiente, né ignorante, è “filosofico”, cioè in costante ricerca della sapienza. L’amore è desiderio di sapienza, di assoluto, di bellezza. Si possono definire diversi gradi di amore, in quello più basso troviamo l’amore fisico, poi troviamo l’amore per il bene, l’amore per la giustizia, per le scienze, e infine c’è l’idea fulminante dell’assoluto, dell’essenza del bello.

Platone nel Fedro approfondisce il tema dell’amore ricollegandolo alla dottrina della reminiscenza. L’anima, nella sua vita originaria ha potuto vedere il mondo delle idee, ma poi è precipitata nei corpi e non si ricorda più le idee che ha visto, soprattutto la più eclatante, quella di bellezza; l’anima osservando la bellezza nelle cose empiriche, viene travolta dal desiderio di vederla.

In conclusione l’amore platonico è “nostalgia dell’assoluto”.

 

 

 


ARTICOLO REDATTO DA MARTINA AIELLO DELLA CLASSE 3^A DEL LICEO CLASSICO


SITOGRAFIA:

https://marcomartini.myblog.it/2015/05/12/lestetica-platone-ed-aristotele/

https://digilander.libero.it/filosofiaedintorni/bello.htm#:~:text=Per%20Platone%20il%20bello%20%C3%A8,corporeo%20e%20sensibile%2C%20pu%C3%B2%20essere

http://antoniopellegrinoscrittore.weebly.com/lestetica-nel-pensiero-filosofico.html

https://www.treccani.it/enciclopedia/estetica_%28Dizionario-di-filosofia%29/