Napoleone Bonaparte nato ad Ajaccio il 15 agosto 1769, è stato un politico e generale francese, fondatore del Primo Impero francese e protagonista della prima fase della storia contemporanea europea detta età napoleonica. Grande uomo di guerra, protagonista di oltre venti anni di campagne in Europa, Napoleone è stato considerato il più grande stratega della storia. Grazie al suo sistema di alleanze e a una serie di brillanti vittorie contro le potenze europee, conquistò e governò larga parte dell’Europa continentale, esportando gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale e arrivando a controllare numerosi Regni tramite persone a lui fedeli.

La disastrosa campagna di Russia, segnò il tramonto del suo dominio sull’Europa. Sconfitto nella battaglia di Lipsia dagli alleati europei nell’ottobre del 1813, Napoleone abdicò il 4 aprile 1814, e fu esiliato nell’isola d’Elba. Nel marzo del 1815, abbandonata furtivamente l’isola, sbarcò a Golfe Juan e rientrò a Parigi senza incontrare opposizione, riconquistando il potere per il periodo detto dei “cento giorni”, finché non venne definitivamente sconfitto nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno 1815. Trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all’isola di Sant’Elena, sotto il controllo dei britannici. Dopo la sua caduta il congresso di Vienna ristabilì in Europa i vecchi regni pre-napoleonici.

 

 

ESILIO A SAN’ELENA

Come già detto, l’esilio di Napoleone a Sant’Elena si riferisce ai suoi ultimi anni di vita. L’isola di Sant’Elena è situata a 1900km ad ovest dell’Africa, in pieno Atlantico meridionale. Dopo aver appreso del suo trasferimento forzoso sull’isola di Sant’Elena il 31 luglio, Napoleone venne imbarcato il 7 agosto 1815 a bordo della Northumberland, che lo condusse a destinazione dopo due mesi e una settimana di traversata. Diversi furono i testimoni del viaggio di traversata, tra i quali spicca la figura di Emmanuel de Las Cases, che compose poi il Memorial de Sainte-Helene. La Northumberland attraccò a Sant’Elena il 15 ottobre 1815. Tra quelli che accompagnarono Napoleone, si trovavano il gran maresciallo di palazzo, Henri Gratien Bertrand, Louis-Etienne Saint-Denis, detto il Mamelucco Alì, ed il suo valletto di camera Marchland. Il 17 ottobre 1815 Napoleone si stabilì nel padiglione di Briars chez les Balcombe, in attesa che il suo luogo di detenzione definitivo fosse adattato anche per i suoi compagni d’esilio. Longwood House, situata su un’area pianeggiante, permetteva una sorveglianza ottimale. Napoleone prese ufficialmente residenza nella sua nuova casa il 10 dicembre 1815 in presenza del governatore provvisorio, l’ammiraglio Cockburn. Napoleone venne sottoposto a continue vessazioni da parte di Hudson Lowe, il nuovo governatore dell’isola. Le relazioni tra Napoleone e Lowe rimasero tese, per responsabilità del governatore britannico, che si rifiutava di riconoscere a Napoleone il titolo di imperatore e si rivolgeva a lui con “generale Bonaparte”. Le sue armi vennero confiscate, la sua posta censurata e gli vennero ristrette tutte le libertà di movimento. Questo esilio forzato era reso ancora peggiore dalle condizioni di calore e di umidità alternate a cui la casa era sottoposta. L’imperatore trascorse i suoi giorni dettando le sue memorie ai suoi compagni di sventura.

Alla fine del 1816, Las Cases lasciò l’isola di Sant’Elena. Progressivamente abbandonata, Longwood piombò in un’atmosfera di un languore appena sopportabile. L’arrivo nel settembre del 1819 di una piccola colonia di nuovi compagni, in buona parte corsi, inviati dall’Italia dalla famiglia Bonaparte, permise a Napoleone di rompere la monotonia imperante. Negli ultimi anni Napoleone non lavorò più, ma continuò le sue letture abituali. Francesco Antommarchi, suo medico, gli consigliò di cambiare spesso aria, ma lo stesso Napoleone era scettico verso ogni cura, ritenendo che solo i deboli potessero “mancar di cuore”. Lo stesso medico, incontrando il governatore Hudson Lowe, disse che egli riteneva che Napoleone fosse piuttosto affetto da una “malattia diplomatica”; Antommarchi diagnosticò al Bonaparte una semplice costipazione e gli prescrisse un emetico, che non farà in realtà altro che accentuare la sua ulcera allo stomaco. Il 15 aprile 1821 Napoleone fece testamento. Malato, lo si saprà poi, di un cancro allo stomaco, Napoleone rifiutò l’assistenza dei medici inglesi e dopo otto giorni di agonia esalò l’ultimo respiro il 5 maggio 1821, alle 17:49. Le sue ultime parole furono “Armée”, “tête de l’Armée”, “Josephine”. Venne sepolto il 9 maggio nella vallée du Géranium, come stabilito dalle sue ultime volontà nel caso in cui il suo corpo non fosse riportato in Europa. La sua tomba non riportò alcuna iscrizione, dal momento che il governatore consentì di apporvi solo la scritta “Napoleone”, anche se l’atto redatto indipendentemente dal registro della parrocchia di Saint James di Jamestown, capitale dell’isola di Sant’Elena, indica alla medesima data “Napoleone Bonaparte, ultimo imperatore di Francia“.

Nel 1840, su ordine di Luigi Filippo I ed in accordo con gli inglesi, il corpo venne rimpatriato in Francia dal principe di Joinville, figlio del re Luigi Filippo, e venne posto all’Hotel des Invalides. Suo figlio Napoleone II verrà sepolto con lui agli Invalides nel 1940 per ordine di Hitler.

 


Lowe, Sir Hudson. – Generale inglese (Galway 1769 – Londra 1844). Dopo aver partecipato alle operazioni in Germania e in Francia nel 1813 e 1814, assunse (1816) la carica di governatore dell’isola di Sant’Elena ove era confinato Napoleone. Dopo la pubblicazione (1822) del diario del dott. B. E. O’Meara, medico di Napoleone, l’opinione pubblica, anche in Gran Bretagna, lo accusò di asprezza e di mancanza di tatto nei confronti dell’imperatore prigioniero e di avere aggravato, senza necessità, le già rigide disposizioni del governo di Londra.

 

 

 


Antommarchi (o Antonmarchi), Francesco. – Medico corso (Morsiglia, Corsica1780 – Cuba 1838). Curò Napoleone a Sant’Elena e ne pubblicò l’incisione della maschera, che asserì di aver tratto dal volto dell’imperatore subito dopo la morte, ma fu tacciato di mistificazione.

Scrisse: Mémoires ou les derniers moments de Napoléon (1825).

 

 

 

 


Anche questa e’ Storia:  il pene dell’Imperatore

Dopo la morte di Napoleone il suo pene venne asportato e imbalsamato dal professor Francesco Antommarchi che ne esiguì l’autopsia dinanzi a 17 testimoni nel 1821.

Il membro di Napoleone, successivamente venne acquistato da un sacerdote, l’abbè Anges Paul Vignali e rimase di proprietà della sua famiglia sino al 1924, quando fu venduto a un commerciante di libri il cui nome è Abraham Rosenbach.

Il membro di Napoleone è custodito in uno scrigno da Evan Lattimer, cittadino statunitense che lo ha ricevuto in eredità dal padre che era un urologo.


 

5 MAGGIO

Alessandro Manzoni scrisse un’ode in onore della morte di Napoleone, dove mette in risalto le battaglie e le imprese dell’ex imperatore, nonché la fragilità umana e la misericordia di Dio. Dopo aver appreso l’inaspettata e tragica notizia dalla Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821, il poeta, colto da improvviso turbamento, si immerse in una profonda meditazione di carattere storico ed etico, che si è conclusa quando seppe della conversione di Napoleone, avvenuta prima del suo trapasso. Egli fu profondamente commosso dalla morte cristiana dell’imperatore e, preso quasi da un impeto napoleonico, compose di getto il primo abbozzo di quello che sarà “il cinque maggio”, in soli tre giorni finì l’opera con una rapidità decisamente estranea al suo temperamento riflessivo. Dopo aver finalmente composto l’ode, Manzoni la presentò alla censura austriaca, che tuttavia non ne consentì la pubblicazione: come disse Angelo De Gubernatis, infatti, «l’Austria aveva tosto riconosciuto nel Cinque Maggio del Manzoni un omaggio troppo splendido al suo temuto nemico, che pareva come evocato dal suo sepolcro, in quelle strofe potenti». Manzoni, tuttavia, ebbe la prudenza di preparare non uno, bensì due esemplari: di questi, uno fu trattenuto dal censore, mentre l’altro fu fatto circolare in forma manoscritta, anche al di fuori del Regno Lombardo-Veneto.

Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,

Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.

Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:

Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.

Dall’Alpi alle Piramidi,
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza
: nui

Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;

Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio
,

La fuga e la vittoria,

La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.

Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell’ozio
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.

Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Prode remote invan;

Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;

E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre
La gloria che passò.

Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!

Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola
,

Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.


SITOGRAFIA:

https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio_di_Napoleone_a_Sant%27Elena#:~:text=L’esilio%20di%20Napoleone%20I,di%20raggiungere%20gli%20Stati%20Uniti.

https://it.wikipedia.org/wiki/Longwood_House

https://it.wikipedia.org/wiki/Il_cinque_maggio

https://it.wikisource.org/wiki/Il_cinque_maggio


ARTICOLO DI ALESSIA FINOTELLO DELLA CLASSE IV B DEL LICEO CLASSICO