Siti consigliati:

https://www.helloworld.it/cultura/omero-aristotele-platone-epicuro-divina-commedia-dante#:~:text=Dante%20conosce%20quindi%20l’illiade,gli%20altri%20pur%20illustri%20filosofi.

https://www.skuola.net/dante/dante-vita-opere/alighieri-pensiero-filosofico.html

https://www.helloworld.it/cultura/omero-aristotele-platone-epicuro-divina-commedia-dante#:~:text=Dante%20conosce%20quindi%20l’illiade,gli%20altri%20pur%20illustri%20filosofi.https://www.skuola.net/dante/dante-vita-opere/alighieri-pensiero-filosofico.htmlhttps://www.skuola.net/dante/dante-vita-opere/alighieri-pensiero-filosofico.html


 

Divina Commedia

Dante, attraverso gli incontri con gli autori classici nella Divina Commedia, racconta la visione cristiana del trecento. Poeti e filosofi, greci e latini, sono considerati pagani e quindi non degni di entrare nella terza delle tre cantiche, il Paradiso. Queste anime sono quindi poste nei gironi dell’Inferno, nel IV e nel X canto. Loro sono Socrate, Platone, Epicuro, Omero e il più grande di tutti secondo Dante, ovvero Aristotele, ’l maestro di color che sanno’. Per esempio,Epicuro è un eretico perché definiva l’anima mortale insieme al corpo. Platone e Aristotele, invece, seppur pagani, credevano nell’immortalità dell’anima e quindi potevano essere tollerati dal cristianesimo del trecento. Dante analizza il difficile tema dell’ingiustizia delle pene per questi uomini illustri. Personaggi di altissimo livello, gli autori classici appunto, esclusi dalla salvezza divina perché nati prima della venuta di Cristo o vissuti in terre lontane dalla predicazione cristiana. Il poeta tornerà spesso su questo delicato argomento che suscitava non solo i suoi dubbi ma anche quelli di altri studiosi cristiani del Medioevo. La conclusione poi, provata a spiegare anche da Virgilio, sarà che la salvezza umana dipende solo dalla fede in Cristo, anche se la ragione non può comprendere tale volontà divina.

IV Canto

Nel IV canto Dante si trova nel limbo, nel sesto cerchio dell’Inferno, dove giacciono le anime non battezzate.Entrando qui,Virgilio, spiega a Dante che coloro che si trovano in questo cerchio  non hanno commesso alcun peccato, però non hanno mai ricevuto il battesimo perché nati prima di Cristo;difatti in Dante gli argomenti filosofici sono spesso visti da un punto di vista religioso.Mentre parlano, i due poeti proseguono e si avvicinano a un punto del Limbo dove Dante vede una luce, tanto vivida da formare un semicerchio luminoso. Dante capisce subito che il luogo è abitato da anime particolarmente virtuose: chiede spiegazioni a Virgilio, che risponde che lì si trovano gli spiriti che hanno ottenuto una tale fama in vita da meritare un grado di distinzione nell’Aldilà. Si sente poi una voce, che invita a rendere onore a Virgilio che ritorna nel Limbo: Dante vede quattro imponenti anime farsi avanti, che non sembrano tristi né felici, solo austere. Virgilio li presenta come Omero, che regge in mano una spada ed è come il re degli altri; Orazio, autore delle Satire; Ovidio, autore delle Metamorfosi e Lucano, autore del Bellum civile.
I quattro si trattengono un po’ a parlare con Virgilio, poi si rivolgono amichevolmente a Dante; Virgilio sorride per ciò,perchè è come se Dante venisse ammesso nel loro gruppo e fosse considerato il sesto di loro

Gli Spiriti Magni

Dante sta attraversando il luogo degli “Spiriti Magni”, che secondo la definizione aristotelica ebbero un’anima grande e acquisirono meriti verso l’umanità. Intanto, “ei non peccaro”,non hanno peccato. Esottolinea le “mercedi”, cioè i meriti. Nonostante abbiano meriti, questi non bastano da soli a salvarli perché non hanno avuto il  battesimo e non hanno adorato Dio. Nel canto si ripete spessissimo la parola “onore” e i suoi derivati. È tutta gente (proprio “genti” è usato da Dante) che ha abbellito il mondo con il proprio onore e la propria dignità, esprimendo umanità e sapienza al massimo grado.È la celebrazione della cultura, del trionfo della ragione umana. Nobiltà di intelletto, sapienza, dignità: per le loro qualità gli Spiriti magni sono identificabili con i magnanimi dell’Etica Nicomachea di Aristotele: secondo il filosofo greco, questi ebbero un animo grande ed acquisirono meriti verso l’umanità.

 

 

 

 

Democrito

La descrizione di Dante di Democrito è molto particolare,infatti Dante lo definisce come colui che ‘l mondo a caso pone’,che non significa che egli dispone il mondo csualmente, ma piuttosto perchè “ritiene il mondo esser derivato dal caso”. Il giudizio di Dante risente di tutta la tradizione teologica del ‘300, che aveva coinvolto Democrito ma anche Epicuro nell’accusa di negatori della creazione, della provvidenza e dell’immortalità dell’anima.

 

 

 

 

Socrate

 Socrate è presentato insieme a Platone e Aristotele in Inf., IV, 134, dove comunque è vero che la figura di primo piano è il filosofo di Stagira, citato in modo indiretto come maestro di color che sanno (131); anche in Purg., III, 43-44 tra i grandi filosofi antichi sono citati solo Aristotele e Platone, mentre di Socrate si parla quasi di sfuggita in alcuni passi del Convivio. La spiegazione sta probabilmente nel fatto che Socrate era considerato nel Medioevo come una sorta di precursore del pensiero di Platone e Aristotele, dunque la sua opera (peraltro poco conosciuta) era decisamente sottovalutata, mentre com’è noto la filosofia di Aristotele era considerata centrale nel pensiero occidentale, tant’è che tra gli «spiriti magni» del Limbo tutti gli altri filosofi fanno onore proprio ad Aristotele.

 

 

Canto X(Epicuro)

Virgilio guida Dante fra le tombe della città di Dite, costeggiando il lato interno delle mura. Dante è incuriosito e chiede al maestro se sia possibile vedere le anime che giacciono nei sepolcri, dal momento che i coperchi sono sollevati e non ci sono demoni a custodire le arche. Virgilio risponde che le tombe saranno chiuse in eterno il giorno del Giudizio Universale, quando le anime risorte si saranno riappropriate del corpo nella valle di Iosafat. Spiega inoltre che in questa sorta di cimitero giacciono tutti i seguaci di Epicuro, che hanno proclamato la mortalità dell’anima(“che l’anima col corpo morta fanno”)
Convivio

La composizione dell’opera, dopo l’esilio, è collocata dal 1303 al 1308 è un’opera filosofica, scritta in volgare e il cui titolo corrisponde al termine “banchetto”.Il titolo ricorda l’opera di un filosofo dell’antichità, Platone, scrittore del “Simposio”, sinonimo di convivio e quindi di banchetto. Il titolo indica un “banchetto di sapienza”, poiché egli era convinto che la felicità terrena si poteva raggiungere, sviluppando le capacità e le potenzialità umane, dove alla base c’era l’amore per la sapienza e il buon uso della ragione.Dante, quindi, volle scrivere l’opera per divulgare le sue conoscenze ad una grande quantità di persone e questo fu anche il motivo della scelta del volgare, poichè il latino era conosciuto soltanto da una ristretta elitè. L’opera, vuole essere una divulgazione del sapere filosofico e scientifico, come una sorta di enciclopedia.Il poeta confessa che il testo è il prodotto degli studi filosofici cui egli si è dedicato dopo la morte della donna amata, Beatrice; infatti, all’amore stilnovista si è sostituita progressivamente la passione per la conoscenza. La donna ‘gentile’ cui qui si allude è metaforicamente la Filosofia.L’opera doveva inizialmente comprendere 14 trattati, ma è stata interrotta al IV, poichè il poeta aveva iniziato a dedicarsi alla scrittura della “Commedia”.Il testo si apre con un riferimento alla metafisica di Aristotele, secondo cui tutti

La filosofia di Dante

Il concetto di base su cui si basa il pensiero dantesco è l’idea dell’universo inteso come ordinato e gerarchico, al cui vertice è posto Dio. Da questo deriva l’idea secondo la quale la realtà terrena è l’immagine concreta di quella celeste. Infatti la sua filosofia è caratterizzata da una base aristotelica con contributi eclettici, che, però, si adegua sempre più ad una dimensione teologica.Pertanto, in Dante, ogni nozione filosofica e scientifica viene sempre inserita, con opportuni riferimenti, in un quadro fortemente religioso.Per Dante la storia non è una conseguenza di cause ed effetti legati all’azione umana: i fatti storici sono collegati ad un ampio progetto di Dio: la Provvidenza, intesa come espressione di una volontà divina che agisce nella storia degli uomini Per la dottrina cristiana la Provvidenza opera attraverso fatti apparentemente casuali, ma in realtà ordinati secondo i piani misteriosi di Dio, il cui scopo ultimo è il bene spirituale dell’umanità. Questo ordine nascosto, tuttavia, non può essere dimostrato con la ragione, ma solo riconosciuto solo tramite un atto di fede. Nel “De monarchia” Dante esprime il suo pensiero riguardo al rapporto tra Chiesa e impero e con argomenti storici e filosofici  afferma che i due poteri, quello spirituale e temporale, devono essere distinti e autonomi, in quanto destinati a scopi del tutto diversi: fine dell’imperatore è di condurre gli uomini alla felicità terrena attraverso la giustizia e il rispetto delle leggi, mentre quello del papa è di condurre gli uomini alla felicità eterna attraverso la fede e l’insegnamento dei principi dottrinali. Nel primo libro sostiene invece la necessità storica e filosofica della monarchia universale.


ARTICOLO DI ADELA BARCHI DELLA CLASSE III A DEL LICEO CLASSICO


Sitografia:

https://www.scuolafilosofica.com/646/dante-alighieri

https://divinacommedia.weebly.com/monarchia.html

https://www.vitaepensiero.it/scheda-libro/alessandro-ghisalberti/il-pensiero-filosofico-e-teologico-di-dante-alighieri-9788834305171-141167.html


Bibliografia:

 “Commedia” di Dante Alighieri