Ilaria Casavere 4I

 

JEAN-JACQUES ROUSSEAU

La vita

Jean-Jacques Rousseau nasce a Ginevra nel 1712 e appartiene a una famiglia francese calvinista. In seguito alla morte della madre, subito dopo il parto, e a quella del padre, all’età di 10 anni, viene affidato al pastore Lambercier di Bossey che lo educa secondo principi religiosi e tramite letture morali. Si appassiona allo studio e alla lettura, ma è costretto a lavorare come apprendista incisore, ed è per questo motivo che decide di abbandonare Ginevra. Dopo qualche tempo incontra Madame de Warens, in una località vicino Chambery; tra i due nasce un’amicizia che poi però si tramuta in una relazione amorosa. Ma nel 1742 i rapporti con Madame de Warens si fanno turbolenti e Rousseau decide di recarsi a Parigi, luogo in cui entrerà in contatto con gli ambienti culturali del tempo e con i pensatori più illustri della capitale. Lo stesso anno conosce Diderot, Fontenelle, Marivaux e Rameau. Nasce un’amicizia molto profonda con Diderot e, nello stesso frangente, incontra Thérèse Levasseur, con la quale si sposa nel 1768 e da cui ha cinque figli. 

Il carattere litigioso e la radicalità del suo pensiero portano Rousseau ad avere degli scontri con la maggior parte degli illuministi suoi contemporanei, tra cui il più celebre è sicuramente Voltaire. I due si scambiavano violente accuse reciproche: famoso è infatti il commento di Voltaire che accusa Rousseau di essere un padre snaturato che aveva abbandonato in un orfanotrofio i suoi figli e lasciato vivere in povertà la moglie. Finisce più avanti anche la sua amicizia con Diderot e nel 1750 scrive Discorso sulle scienze e sulle arti. Cinque anni dopo scrive anche Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini. Questo è infatti il periodo in cui Rousseau acquisisce sempre più fama e scrive i suoi testi più famosi, ovvero il Contratto sociale (1762) e l’Emilio (1762). Ma la notorietà è accompagnata anche da grandi reazioni critiche nei suoi confronti, sia da parte dell’ambiente illuminista sia da quello religioso, e i suoi scritti vengono bruciati e censurati.

La salute psichica e fisica di Jean-Jacques Rousseau peggiorano e muore per un’emorragia nel 1778 a Ermenonville, ospite di un marchese suo amico. Sedici anni dopo, in seguito agli eventi della Rivoluzione francese, il suo corpo viene portato nel Pantheon di Parigi, accanto a quelle che erano considerate le personalità più importanti della nazione.  

 

 

Il pensiero di Jean-Jacques Rousseau

Il pensiero di Jean-Jacques Rousseau vive in contraddizione rispetto a quello che è il pensiero e il modo di agire degli intellettuali del suo tempo. Tuttavia Rousseau vive con consapevolezza questo suo modo di essere e pensa di essere portatore di una riforma che dovrà cambiare tutto: l’uomo deve riappropriarsi della sua naturale bontà per riuscire a cambiare la società. Una volta educato, l’uomo può farsi artefice di un progetto morale e politico innovativo .Per Rousseau esiste un “uomo naturale” che ognuno di noi deve cercare e riscoprire nella figura del bambino. La natura va conosciuta, capita e assecondata secondo quello che è il suo sviluppo: ciò che esiste già va rispettato per ciò che è. Si è dunque occupato di elaborare una serie di tappe in cui l’infanzia si articola, e ognuna di queste tappe è diversa in base alle capacità cognitive e agli atteggiamenti morali del soggetto.

Il male della società va ricercato nella corruzione sociale e corretto tramite la riscoperta della bontà umana originale. L’uomo non può tornare ad essere semplicemente selvaggio, poiché la società non può essere distrutta e poiché è scorretto affermare che tutto il bene sia nello stato di natura mentre tutto il male sia nello stato sociale. La critica di Rousseau non è per la società in sé ma per come la società è andata configurandosi nel tempo: serve riorganizzare tutto su nuove basi. Tutto questo è possibile solo tramite un’educazione nuova, naturale, che crei un uomo nuovo disposto a dirigersi verso il bene. Nel Contratto sociale e nell’ Emilio Rousseau ci mostra ciò che per lui sono le basi della rifondazione della società, la quale però parte dal rinnovamento del singolo individuo: la società non può avere risvolti positivi se prima non si è reso positivo il singolo che la compone. Solo l’individuo che si riscopre nella sua natura originaria può migliorare la società in cui vive creando una condizione di libertà ed uguaglianza simile a quella dello stato di natura.

La base è partire dai bambini, la cui educazione deve seguire un andamento naturale, salvaguardando la loro spontaneità e autonomia. Così facendo l’uomo dovrebbe essere riportato all’unità originaria del proprio essere arrivando così nell’intimità della coscienza, dove si trova il sentimento. In questo modo le libertà e gli interessi dell’alunno sono rispettati in pieno, andando ad assecondare i bisogni e le inclinazioni reali della persona.

Opere

I Discorsi di Rousseau: l’origine della disuguaglianza

Lo scritto che ha conferito fama e notorietà a Rousseau fu il Discorso sulle scienze e sulle arti , pubblicato per un concorso allestito dall’Accademia di Digione.

Rousseau scrisse che le scienze e le arti avevano irrimediabilmente corrotto l’uomo in quanto ormai non sapeva più mostrarsi per come era veramente: la civiltà aveva messo l’ “apparire” davanti all’ “essere”, e aveva reso l’uomo debole, schiavo dei vizi e lontano dalla verità. I comportamenti naturali, ovvero quelli dettati alla spontaneità e dalla virtù, erano stati abbandonati in nome di un’uniformità ingannevole. Rousseau decise di ampliare questo discorso sostenendo che la ricchezza era la causa primaria di tutti i mali: nasce quindi il Discorso sull’origine e sulla disuguaglianza tra gli uomini.

Il ragionamento di Rousseau vuole mostrare:

-La sostanziale uguaglianza degli individui in natura.

La disuguaglianza dell’uomo nella società civile.

 

L’individuo primitivo, cioè all’interno dello stato di natura, era felice in quanto: 

-aveva pochi ed elementari bisogni (mangiare, dormire ecc) che facilmente riusciva a soddisfare;

-era autonomo e indipendente, in quanto aveva con gli altri individui solo rapporti temporanei;

-era ingenuo, “buono” e non conosceva l’educazione, la scienza e nessuna forma d’istruzione.

Nello stato di natura, dunque, vigeva una uguaglianza tra tutti gli individui, in quanto “tutti si nutrono degli stessi alimenti, vivono alla stessa maniera e fanno esattamente le stesse cose”. È stato innanzitutto il bisogno a far uscire l’uomo, che al contrario degli animali ha la capacità di mutare per migliorare se stesso, dalla sua condizione primitiva a portare disuguaglianza nella società: le difficoltà ambientali, la fatica di doversi riparare dalle aggressioni degli animali, le carestie e le alluvioni hanno spinto l’uomo a cercare e chiedere aiuto agli altri. Nasce quindi il concetto di famiglia, si sviluppa poi il linguaggio e si apprendono nuove capacità (come la pesca e la caccia). 

Segue però un altro cambiamento, molto più radicale, ovvero la nascita dell’agricoltura, della spartizione delle terre e della proprietà privata. È proprio la nascita della proprietà privata a sancire l’affermazione della disuguaglianza degli uomini. La prima vera divisione tra gli individui è quella tra ricchi e poveri, e con essa nascono la sottomissione e le guerre: per uscire dallo stato di guerra gli uomini decidono di sottomettersi ad un potere superiore, cioè quello dello Stato che, con le sue leggi (tra cui soprattutto quella che difende la proprietà privata), non fa altro che legittimare e rendere perenne la perdita della libertà, promuovendo la disuguaglianza e la sopraffazione dell’uomo sull’uomo.

 

Il contratto sociale

In relazione alla tematica dei Discorsi, Rousseau nel Contratto sociale cerca una risposta alla domanda “in che modo possiamo migliorare la società civile e ritornare a quella libertà e uguaglianza di cui si godeva nello stato di natura?” 

Secondo Rousseau, gli individui per vedere tutelata la loro persona e i loro beni devono sottoscrivere un patto. Attraverso questo patto, l’individuo (ovvero l’”io particolare”) decide di cedere tutti i suoi diritti alla comunità per ricevere la nuova qualifica di membro del tutto (ovvero l'”io comune”).L’adesione all’”io comune” è dunque il frutto di una scelta autonoma, libera, avente lo scopo di tutelare tutti. Tale finalità è garantita dal fatto che la volontà di questo nuovo corpo politico (detto anche “popolo” o “Stato”) tende al bene collettivo. La sovranità (cioè il potere legislativo) appartiene al popolo e al popolo soltanto, e non può in alcun modo essere delegata a rappresentanti o funzionari.   

Rispetto al contrattualismo di Hobbes e Locke, che presuppongono entrambi che gli individui aderenti a un patto abbiano dei diritti naturali a cui devono rinunciare per formare una società, Rousseau propone un concetto di società dove l’individuo non ha alcun diritto se non quello di essere cittadino di uno Stato, e tale appartenenza si deve e si può realizzare solo sulla base di una associazione di persone che sono poste su un piano di uguaglianza. L’individuo non è quindi dipendente e sottomesso ad un altro individuo, a cui ha ceduto tutti o parte dei suoi diritti, ma è un membro di un corpo politico (“io comune”) che si fa garante dei diritti e delle libertà individuali.

 

 

l’Emilio

Il primo libro dell’ Emilio di Rousseau si apre con l’enunciazione del gran principio della bontà originaria dell’uomo e della sua degenerazione nei rapporti sociali. Rousseau sostiene che la crescita del bambino dipende dall’educazione. Tutto ciò che abbiamo quando nasciamo ci viene fornito dall’educazione, impartita da “tre maestri”: la natura, gli uomini e le cose. La natura provvede allo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi, gli uomini all’uso che ne facciamo e le cose all’acquisizione dell’esperienza e degli oggetti. Se i contributi di queste tre educazioni si contraddicono, l’alunno sarà educato male. Rousseau elenca una serie di errori pratici nell’educazione tradizionale, come le cure e le precauzioni eccessive, le lusinghe e le minacce. Il primo allevamento e il nutrimento del bambino è responsabilità esclusiva della madre, il cui compito viene esaltato da Rousseau come apportatore di armonia e felicità nello sviluppo del neonato. Tuttavia, egli verrà presto sottratto alla madre per essere poi affidato alle cure di un precettore. L’educazione naturale va condotta in mezzo alla natura, dove l’ambiente rinvigorisce il corpo e l’anima, e dove la società non può esercitare il suo effetto corruttore. L’educatore deve provvedere affinché “Emilio” (che nel libro raffigura il ruolo del bambino nella società) non contragga abitudini che lo rendano schiavo. Rousseau dà ampio spazio al tema dell’apprendimento del linguaggio, e ci dice che gli adulti devono rispettare i tempi di questo sviluppo e devono cominciare col fornire gradualmente pochi termini, ben distinti, ben pronunciati e collegabili ad oggetti sensibili nell’esperienza del bambino.

 

Libro secondo (3-12 anni). Nella seconda età evolutiva, Emilio imparerà innanzitutto a muoversi e a parlare, a conquistare coscienza di sé e autonomia. Poiché la sua esperienza è ancora incentrata sulle emozioni del piacere e del dolore, è a partire da esse che si dovrà organizzare la sua educazione. Emilio sarà libero di muoversi e di agire: le piccole cadute lo aiuteranno a conoscere e dominare il dolore, la vita all’aria aperta e il libero esercizio del corpo nel gioco e in piccoli lavori manuali lo renderanno più sano e vigoroso. Il precettore deve fare in modo che egli ottenga quello che chiede solo quando ne abbia effettivamente bisogno: Rousseau sostiene che bisogna rispettare la legge di natura e permettere a Emilio di assumere conoscenze, abitudini e norme dalla legge stessa delle cose in quanto la natura non insegna mai il male.

 

Libro Terzo (12-15 anni). Rousseau chiama questo periodo l’ “età dell’utile” , che è l’età più preziosa, e data la sua estrema brevità deve essere attentamente amministrata dal punto di vista educativo. All’attività del corpo subentra quella dello spirito che cerca di istruirsi, il passaggio dalle conoscenze sensibili a quelle intellettuali avviene attraverso l’esperienza diretta, incentrata sull’esplorazione dell’ambiente. Il maestro aiuta Emilio a cercare in sé stesso i mezzi di indagine e a non ricorrere agli altri, se non dopo aver riconosciuto la propria insufficienza. L’errore non verrà corretto dall’adulto, ma dalla scoperta di Emilio stesso: è fondamentale che lui riconosca gli errori solo perché lo ha compreso da sé. Nella terza età educativa, dunque, l’istruzione di Emilio sarà incentrata sull’utilità, sull’interesse e sullo sforzo.

 

Libro Quarto (15-20 anni). In questa fase, Emilio impara a ragionare in modo astratto, dunque il suo percorso educativo dovrà avvenire secondo modalità differenti, ma dovrà comunque fondarsi sulla natura. Inoltre, il precettore sarà molto attento a non favorire in Emilio l’insorgere precoce e incontrollato delle passioni. Tuttavia, poiché la sua curiosità verrà sicuramente destata dall’esperienza, conviene che apprenda presto ciò che non si potrà negargli a lungo. A tal proposito Rousseau parla dell’educazione sessuale, che consisterà nel chiamare le cose con il loro nome, quindi si parlerà ad Emilio in modo semplice di tutto, così che in lui non nasca il sospetto che gli si voglia nascondere qualcosa. Rousseau espone poi il tema della religione, e sostiene che le diverse religioni non sono altro che variazioni del Credo fondamentale; Emilio, quindi, non verrà educato ad una religione specifica, ma sarà messo nelle condizioni di poter scegliere con l’uso della ragione la propria religione.

 

Libro Quinto. In questa parte si parla del concetto di matrimonio e viene introdotta la figura di Sofia (colei che Emilio deve sposare). Sofia dovrà essere a sua volta educata nel modo opportuno: l’educazione femminile è indirizzata al matrimonio e alla procreazione. Sofia verrà preparata alle conoscenze pratiche utili al governo della casa, e verrà anche avviata ad una certa cultura, al buon gusto, alla formazione morale e religiosa. Emilio troverà Sofia dopo un lungo viaggio a piedi( Rousseau ritiene che il viaggiare sia una fonte di istruzione che permette all’individuo di conoscere l’indole dei vari popoli.)

Il romanzo termina con il matrimonio e la nascita di una nuova famiglia tra Emilio e Sofia. A questo punto, il precettore rinuncia alla sua autorità su Emilio, lo lascerà con la certezza di aver trasformato l’alunno in maestro.

 Fonte: studenti.it ; library.weschool.com ; sololibri.net