Il Biellese ed in particolare il Santuario d’Oropa, dedicato alla Madonna Nera (1190 mt.sm), hanno avuto un’influenza significativa nell’indirizzo tecnologico di uno dei massimi scienziati italiani, Guglielmo Marconi.

Il Santuario d’Oropa, il più importante e grandioso Santuario Mariano dell’intero arco alpino, uno dei maggiori d’Italia, ospitò nell’estate del 1894, l’allora ventunenne Marconi.

Recatosi con conoscenti a passeggiare lungo i sentieri del Santuario si trattenne a godere dei meravigliosi panorami, che le Prealpi Biellesi offrono a larghe mani e, soffermandosi su di un balcone naturale, venne colpito da ciò che si stendeva ai suoi piedi, il verde ed operoso sottostante Biellese che, un altro grande Italiano Giosuè Carducci, toccato anch’egli da questa meravigliosa realtà, l’aveva così cantata:

 

Biella tra ‘l monte e il verdeggiar de’ piani

lieta guardante l’ubere convalle,

ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti

camini ostenta.

 

Davanti a questa splendida visione, di immensi spazi e verdeggiante natura, il giovane Scienziato intuì che la telegrafia senza fili avrebbe potuto collegare, in pace, le grandi aperture terrestri affinché gli uomini potessero sopperire alle tragedie dovute all’impossibilità di comunicazioni che li costringeva a subire gravi perdite di vite umane sia in terra che in mare.

Negli anni a venire anche il cielo, con l’avvento delle macchine volanti, avrebbe attinto alla radio per aiutare i piloti al fine d’evitare catastrofi con lutti e dolori.

Purtroppo l’ottusità dell’uomo travisò questi logici e sani principi servendosi di codesti mezzi per autodistruggersi.

All’entrata del Santuario d’Oropa, nell’anno 1937, sulla sommità dello scalone, opera notevole su disegno di Francesco Gallo, troviamo l’androne della Porta Regia, (per la cui costruzione cooperò anche l’architetto messinese Juvarra) , dove fu collocata una lapide che ricorda l’acuta intuizione del giovane Marconi  il quale, personalmente, scrisse il pensiero posto sulla stessa che così recita:

Nell’estate del 1894 dall’alta

montagna di Oropa, contemplando

il Biellese pensai che l’uomo
poteva trovare nello spazio

nuove energie, nuove risorse

e nuovi mezzi di comunicazione”

La grande invenzione fu concepita come aiuto ai naviganti in pericolo nei mari in tempesta ed isolati dal mondo; questo suo indirizzo derivava dal fatto che Egli era profondo conoscitore del mare e delle sue insidie.

Molto geloso delle sue invenzioni, era uso distruggere disegni e progetti che fossero potuti cadere in mano da esseri con pochi scrupoli per i quali sospettava una fruizione difforme dalle sue intenzioni.

Guglielmo Marconi precorse i tempi di almeno cinquanta, ottant’anni avendo già sperimentato all’inizio del ventesimo secolo, alcune sue intuizioni sul radar, allora chiamata “navigazione cieca”; studiò il sistema di estrazione di materiali auriferi dall’acqua marina e si cimentò in altri importanti progetti di cui noi, oggi, l’umanità ne fruisce i benefici senza renderci conto di quanti studi e sacrifici comportarono all’Inventore.

Certo è che se le sue superbe invenzioni fossero state usate come Lui intendeva avrebbero portato all’umanità solo positività.  Marconi ebbe riconoscimenti da tutto il mondo meritando quattordici lauree a Honorem dalle più prestigiose Università del mondo ed una miriade d’importanti Onorificenze.

I rapporti di Marconi con il Biellese si rinnovarono in diverse occasioni sia in giovane età sia in seguito accompagnando la moglie, Contessa Maria Cristina Scali Bezzi, in visita al Santuario d’Oropa e al Biellese del quale, la Signora, ebbe splendidi ricordi sia del panorama sia della struggente sensazione di pace provata nel percorrere l’emozionante chiostro del Santuario.

Questo sentimento che pervadeva la Signora Marconi, nel contesto del Sancta Santorum Mariano, era strettamente correlato al suo rapporto con il marito che ritrovò la Fede proprio grazie alla ferma convinzione e partecipazione religiosa della Moglie.

Marconi ebbe sempre a ringraziare la Moglie per il suo ritorno al Cattolicesimo testimoniandole la gratitudine per questa conversione in diverse lettere che sono pubblicate nel libro scritto dalla Signora Marconi.

A proposito di lettere ci si stupisce, leggendole, di come un grande Scienziato che potrebbe essere creduto freddo e razionale possa esprimersi con parole così affettuose e gentili nei riguardi della propria Consorte; la bontà, la dolcezza, sentimenti così gentili e nobili sono doti che raramente si ritrovano in chi viene sfiorato dalla gloria.

Riferendosi alle sue stesse grandi invenzioni, Marconi era un uomo che, conscio delle sue doti, le riconosceva come dono di Dio e perciò le sue invenzioni mirava, umilmente, metterle a disposizione degli uomini portatori di pace.

Le doti e le grandi invenzioni del nostro Scienziato, ebbero come prima comprova assoluta delle loro peculiarità il 23 gennaio 1909, quando la nave inglese “Republic” speronata da un bastimento italiano “Florida” ebbe solo sei vittime e i restanti naufraghi furono tutti salvati grazie agli SOS irradiati dalla radio di bordo. Il destino volle che quarantasette anni dopo in quelle stesse acque venisse speronata ed affondata  l’Andrea Doria.

Altro luogo frequentato dai coniugi Marconi fu Andorno Micca dove nei primi decenni del ‘900 era in funzione un rinomato stabilimento Idroterapico dove essi ebbero modo di trarre, da quelle acque, salutevole giovamento.

Da quanto visto, ascoltato e letto si può senz’altro affermare che il Biellese rappresenta uno spicco significativo per la vita dell’illustre Scienziato che da questa terra ebbe ispirazioni significative per la sua intelligente e fervida mente inventiva e constatando anche un ragguardevole attaccamento alla terra Biellese.

A comprova di quanto detto è significativo il fatto che, anche dopo il suo matrimonio, Marconi sia tornato nei nostri luoghi e non solo per le sue ricerche ma per concedersi, con l’amata moglie, momenti di serena e salubre quiete. 

Naturalmente per i Radioamatori locali è onore e vanto poter annoverare tra i grandi estimatori del Biellese e dintorni una coppia così illustre come Guglielmo Marconi e Consorte.

Anche la figlia del grande Scienziato ha voluto onorare i genitori con una corta ma intensa visita al Biellese nel giugno 2000.

Il giorno 12 giugno 2000 la Principessa Elettra Marconi visitò quei luoghi che videro i suoi genitori frequentatori entusiasti.

La Principessa, gentilmente, dedicò un momento della sua visita anche ai Radioamatori Biellesi ai quali volle raccontare i suoi purtroppo flebili ricordi personali del grande Padre, mancato quando ella aveva solo sei anni, ma raccontò con dovizie di particolari quei momenti che l’amata Mamma era usa trasmetterle lasciando nella sua mente ricordi vividi e chiari della sua Famiglia.

Tra le altre cose volle presentare il libro che la Mamma, Contessa Maria Cristina Bezzi Scali, scrisse per lasciare un ricordo vivo, sincero e vero dei suoi giorni trascorsi al fianco del  Grande marito.

Al termine di questo incontro i Radioamatori della Sezione A.R.I. di Biella vollero offrire, alla Principessa Elettra, un mazzo di fiori testimoniandole l’onore concesso e la deferenza che, tramite la sua squisita persona, si voleva esprimere al suo grande Genitore. 

1894 Nasce l’idea della radiotelegrafia
Estate – Durante una vacanza nella zona del santuario di Oropa nel Biellese,
Marconi comincia a pensare alla telegrafia senza fili stimolato dalla lettura della relazione con cui lo scienziato inglese Lodge aveva commemorato alla Royal Institution la scomparsa del fisico tedesco Heinrich Hertz, presentandone in dettaglio gli esperimenti eseguiti sulla diffusione delle onde elettromagnetiche nello spazio. Nasce così l’idea che guiderà Marconi con determinazione, per tutta la vita, alla realizzazione del suo sogno di riuscire a trasmet- tere segnali a distanza senza l’ausilio di conduttori elettrici. Lo stesso Marconi ricorda, anni dopo: “Nell’estate del 1894, dall’alta montagna di Oropa, contemplando il Biellese pensai che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse, nuovi mezzi di comu- nicazione…”.

Immagine della lapide datata 1937, che ricorda la visita di Marconi al Santuario e che è posta all’entrata del cortile principale del Santuario Mariano di Oropa (Biella). Sotto la lettera di Marconi dove cita Oropa (Biella).
SULLA LAPIDE È RIPORTATA UNA DATA ERRATA 1894 ANZICHÈ 1895

La lapide, collocata nell’atrio della Porta regia del santuario, viene inaugurata nel 1937. L’iniziativa di Emanuele Sella era stata accolta acriticamente da un gruppo di notabili e uomini di cultura (oltre naturalmente dal Consiglio di amministrazione del santuario), l’anno innanzi; nel gruppo, con Sella: il biellese direttore di “Civiltà cattolica”, padre Enrico Rosa, e il noto studioso professor don Giuseppe Ferraris, di Vercelli, per “far sentire [come dice il verbale della riunione, nda] l’importanza anche recente del santuario […] e ricordare l’Immortale Italiano che ad Oropa pensò e intravide primariamente il telegrafo senza fili” – “Illustrazione Biellese”, n. 7-8, 1937.