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Grazie a diverse tecniche di imaging applicate allo scheletro imprigionato nella grotta di Lamalunga, in Puglia, è stato possibile ricostruire in tre dimensioni il cranio e il probabile aspetto dell’Uomo di Altamura. Il nuovo risultato, ottenuto da ricercatori italiani, conferma i tratti neanderthaliani dell’individuo, che però ne conserva alcuni più arcaici che creano un ponte morfologico con il più antico Homo heidelbergensisdi 

È ancora lì dov’è stato scoperto 23 anni fa nel corso di attività speleologiche, ricoperto da concrezioni e imprigionato dalle rocce calcaree. Eppure le tecnologie digitali, sono riuscite in qualche modo a liberarlo.

Stiamo parlando dell’Uomo di Altamura, uno dei più importanti Neanderthal, di cui ora sono disponibili un modello tridimensionale del cranio e una ricostruzione dei tratti del viso e dell’intero corpo a grandezza naturale, grazie a una ricerca coordinata da Giorgio Manzi della Sapienza Università di Roma e David Caramelli dell’Università di Firenze.

Dell’Uomo di Altamura, così chiamato perché ritrovato nella grotta di Lamalunga, nell’Alta Murgia, in Puglia, negli ultimi anni si erano sapute già molte cose. La prima è la collocazione cronologica: il reperto risale infatti a un periodo compreso tra 172.000 e 130.000 anni fa, alla fine del Pleistocene Medio, come risultato da una datazione pubblicata lo scorso anno sul “Journal of Human Evolution”, ottenuta da Andrea Borsato, oggi all’Università di Newcastle, in Australia.

La seconda riguarda la morfologia dello scheletro, tipica dell’uomo di Neanderthal, ma con alcuni tratti arcaici. Nel 2009 infatti è stato possibile rimuovere un frammento di scapola, l’unico reperto finora uscito fisicamente dalla grotta, ed estrarre campioni di DNA. L’analisi bio-molecolare ha rivelato che l’Uomo di Altamura è geneticamente un Neanderthal

Ora poter vedere com’erano fatti il suo cranio e il suo volto, realizzato contanto di capelli, barba e baffi da Adrie e Alfons Kennis, due esperti olandesi di questo tipo di ricostruzioni, riporterà l’attenzione su un tesoro paleo-antropologico di inestimabile valore, e consentirà di aprire una nuova stagione di ricerche che si spera possano chiarire alcuni aspetti importanti dell’evoluzione umana.

“Questo risultato è emerso da un progetto di ricerca iniziato con una sofisticata e accurata registrazione della disposizione delle ossa nel giacimento, che come noto sono inglobate nella concrezione della cosiddetta abside: finora erano visibili solo agli speleologi, mentre in futuro si potranno ammirare in un’esposizione museale in forma di una stampa in 3D”, ha spiegato Manzi. “Ciò ha consentito di prendere misure molto attente di alcune ossa lunghe come il femore e l’omero, e di avere così un quadro esatto delle proporzioni corporee dell’Uomo di Altamura, che ha confermato di avere un corpo abbastanza tipico per i Neanderthal”.

Ma è il cranio il pezzo forte di questa operazione di estrazione virtuale

Ricostruzione del cranio dell’uomo di Altamura estratto virtualmente dalla grotta con tecniche combinate laser scanner (parte anteriore) e fotogrammetriche (parte posteriore e base). Il cranio, ancora ricorperto dalle concrezioni calcaree, è stato ricomposto in laboratorio e integrato digitalmente per quanto riguarda le parti mancanti basandosi su altri Neanderthal arcaici. (Cortesia: Sapienza Università di Roma. Laboratorio di paleoantropologia e bio-antropologia)

Per quanto riguarda il cranio, abbiamo utilizzato la tecnica di laser scanner per la parte anteriore, quella del viso, che è visibile all’interno della grotta senza particolari sforzi, mentre per la parte posteriore e basale abbiamo utilizzato tecniche di fotogrammetria, accedendo a una stanzetta posteriore con dei bracci meccanici”, ha continuato Manzi. “In laboratorio, abbiamo poi proceduto al montaggio delle immagini ottenute con le due tecniche, colmando le lacune con reperti di confronto di cui disponevamo già”.

Il risultato è che a differenza del resto del corpo che ha caratteristiche abbastanza tipiche per un Neanderthal, il cranio ha una conformazione assolutamente peculiare.

“Il cranio ha un aspetto decisamente arcaico, cosa  che (insieme con la datazione di circa 150.000 anni fa) fa dell’Uomo di Altamura una sorta di ponte morfologico tra specie umane precedenti, come Homo heidelbergensis, e l’uomo di Neanderthal: anche per questo è un reperto importantissimo”, ha concluso Manzi.